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La lettera di Erika

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A volte la fretta, la voglia di dare una notizia, la competizione con i colleghi giornalisti e fotografi ci fa commettere degli errori ... Fermiamoci a riflettere.

Riceviamo e pubblichiamo

 

In qualità di responsabile del Movimento Il Megafono Toscano di Arezzo, ho ricevuto la lettera di Erika, che ha chiesto un mio intervento per renderla pubblica.

Ho risposto ad Erika che ci avrei provato con tutta me stessa perché condividevo ogni singola parola d’amore verso il suo amico Attilio, come condivido lo sdegno nei confronti di chi, in maniera irriverente, non ha avuto pietà per una persona morta, né sensibilità nei confronti della sua famiglia e dei suoi figli.

Mi chiedo se il diritto di cronaca possa arrivare a calpestare la dignità umana. La risposta è no, non ho dubbi.

Come cittadina prima e responsabile di un Movimento dopo, voglio esternare tutta la mia indignazione verso quei giornalisti che hanno pubblicato dettagli crudeli dell’incidente di Attilio Vergni, avvenuto pochi giorni fa in via Fiorentina, ad Arezzo.

Mi auguro che l’Ordine dei Giornalisti prenda provvedimenti e assuma una posizione netta, affinché tutto ciò non avvenga mai più.

La lettera di Erika

«Oggi voglio dedicare qualche parola ed i miei pensieri ad un episodio che ci ha lasciati pieni di interrogativi e con un grande vuoto dentro.

Lo spirito del mio caro collega e amico Attilio, ci ha lasciati a causa di un inaspettato incidente avvenuto pochi giorni fa, incidente che ci ha spiazzati, per il quale cerchiamo ogni giorno risposte e segni. Che ci fa vivere un vuoto che sembra essere incolmabile.

A dare la notizia dell’accaduto, sono stati vari siti web riguardanti le news della nostra città. Non ci hanno dato tempo di realizzare il fatto, sbattendoci davanti agli occhi foto e parole scioccanti. Inevitabile lo spargimento delle stesse foto sulla rete. Abbiamo ricordato pochi giorni fa, attraverso il “Giorno della memoria”, le violenze che degli esseri umani hanno subìto sulla loro pelle. Parliamo di soprusi. Tutti sappiamo che essi sono sempre esistiti durante la storia dell’umanità. Avvengono nel momento in cui si scatena DOLORE, che sia per mondo intero o che sia per una singola persona, non c’è differenza di gravità, perché si parla di sentimenti, sensazioni, di SOFFERENZA DI INDIVIDUI.

Detto questo, non posso nascondere che in questa situazione, è avvenuto un vero e proprio sopruso verso la dignità di una persona, e questo va oltre i limiti, come spesso accade nell’ambito giornalistico (ci basta guardare il modo in cui le storie tragiche, vengono montate in televisione). Quello che io chiedo oggi, lo chiedo con la grande volontà di dare ad Attilio e alla sua famiglia l’amore e la dignità che meritano. Chiedo che le foto dell’incidente avvenuto, (foto in cui si vedono particolari dettagliati e momenti di grande tragedia), vengano eliminate dai siti web che hanno deciso di inserirle nelle loro pagine. Certamente potrei dire a chi ha contribuito alla pubblicazione di queste foto, di vergognarsi ma non lo faccio. Dico invece a queste persone di provare ad IMMEDESIMARSI, che è cosa ancor più faticosa. Provate per un attimo, a sentire realmente ciò che la famiglia di Attilio sta vivendo e a ciò che i suoi fantastici bimbi potrebbero provare, in futuro, a vedere quegli scatti. IMMEDESIMATEVI. Vorreste leggere certe parole in un articolo, riferite a vostra moglie, vostro marito, una persona che amate? Le usereste anche con loro? Non so dove siamo finiti. Quello che accade nel mondo dovrebbe spronarci a ritrovare un po’ di umanità, non a renderci ancora più insensibili ed egoisti. E poi, tutto questo, a nome di cosa? Denaro, popolarità, Futilità. Quello che è stato fatto è un sopruso, e se siete appassionati al vostro lavoro, cari giornalisti, dovreste sapere che in fondo, questo non è vero giornalismo. Forse quello da 4 soldi si, quello squallido, quello che non porterà mai nessuno ad ammirare il lavoro che avete svolto. Quello senza umanità. Voglio confidare in tutti, affinché queste parole possano riuscire a cambiare qualcosa. E desidero ricevere risposta da chi di dovere, visto che tutto tace, almeno per spiegare a tutti noi perché avete agito con tale mancanza di sensibilità. Questo per Attilio, che ha sempre regalato amore a chi incontrava nel suo percorso, che non pensava male, che riusciva a vedere sempre il lato buono delle cose e delle persone e che ci sta cambiando».

 

Lejdi Dervishi

Coordinatrice provinciale Il Megafono Toscano, Arezzo

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