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INTERNET OF THINGS: 15 MILIARDI DI «OGGETTI» PERMANENTEMENTE CONNESSI ALLA RETE.

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Oggi il numero di connessioni tra dispositivi è superiore alle connessioni Internet tradizionali, ma così aumentano gli sprechi energetici che, secondo le stime di Avvenia (www.avvenia.com), ammontano a 90 miliardi di euro l'anno.

Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi e velocità per gareggiare con altri sportivi dall'altra parte del pianeta, le piante comunicano al sistema di irrigazione quando è il momento di essere innaffiate. É questo l'«Internet of Things», l'Internet delle Cose, l'ultima evoluzione dell'uso della rete attraverso la quale gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza artificiale, riuscendo a comunicare dati su se stessi e sugli altri e ad accedere a informazioni aggregate.

Quello che fino a non molto tempo fa sembrava fantascienza ora è diventato una realtà e le applicazioni continuano ad aumentare. Potenzialmente, grazie al collegamento a Internet, tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo nei più diversi settori: dalle applicazioni industriali alla logistica, fino all'efficienza energetica. Gli ambiti applicativi sono innumerevoli, con impatti significativi sulle attività delle imprese, della pubblica amministrazione e delle persone.

Ma l'Internet of Things è anche in grado di aumentare gli sprechi energetici: secondo le stime di Avvenia (www.avvenia.com), leader nazionale della White Economy e dell'efficienza energetica, si parla globalmente di uno sperpero di circa 90 miliardi di euro l'anno. E questa è solo la punta dell'iceberg, perché questo problema energetico si aggrava con l'aumento dei dispositivi collegabili a Internet, una tendenza che secondo quanto mette in evidenza Avvenia porterà ad avere entro il 2018 oltre 25 miliardi di «oggetti» permanentemente connessi alla rete e circa 200 miliardi di «oggetti» connessi periodicamente, spesso però tenuti in standby, continuando quindi a consumare energia.

«L'Internet of Things ha avuto un'evoluzione parallela e reciproca rispetto al web semantico, ma oggi il numero di connessioni tra dispositivi è superiore alle connessioni Internet tradizionali» puntualizza l'ingegner Giovanni Campaniello, fondatore e amministratore unico di Avvenia.

Attualmente, includendo modem, stampanti, console e altri device come ad esempio i braccialetti per l'«activity tracking», secondo Avvenia ci sono a livello globale oltre 15 miliardi di dispositivi interconnessi che consumano circa 700 terawattora l'anno di cui, per gli esperti di Avvenia, oltre 450 terawattora si potrebbero evitare, risparmiando circa 90 miliardi di euro l'anno.

Certo gli ambiti applicativi e gli impatti positivi sono tanti: dagli elettrodomestici che si coordinano per ottimizzare l'impegno di energia agli impianti di produzione che scambiano dati con i manufatti, fino ai semafori che si sincronizzano per consentire il passaggio di un mezzo di soccorso. Ma bisognerebbe intervenire per una maggiore efficienza energetica di questi dispositivi che, a differenza di quelli tradizionali, spesso non sono dotati di una modalità di risparmio energetico. Di conseguenza la maggior parte dell'energia elettrica è consumata proprio quando questi apparecchi stanno semplicemente mantenendo la loro connessione a Internet.

Per motivi strutturali gli attuali protocolli richiedono che i dispositivi siano pienamente operativi per continuare a essere collegati alla rete. «Un modem consuma più o meno sempre la stessa quantità di energia, sia quando si naviga su Internet intensamente, sia quando il computer è spento ma si lascia il modem acceso. Per risparmiare energia basterebbe predisporre i dispositivi con modalità di fabbisogno differenti a seconda della operatività e in questo modo risparmiare fino a un 70%, economizzando complessivamente 90 miliardi di euro» concludono gli esperti di Avvenia.

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