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San Zeno e Falascaia: pericolose convergenze da verificare - FOTO

Lo scandalo di Falascaia coinvolge anche alcuni tecnici che hanno lavorato all'inceneritore di San Zeno

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Questa mattina nel corso di una conferenza stampa in Comune, una task force tutta aretina tra Idv, M5S, Sinistra e Sel rappresentata dai consiglieri comunali Roberto Barone, Lucio Bianchi, Daniele Farsetti, Gianni Mori e Marco Tulli, per discutere sulle problematiche relative all’impianto di incenerimento di San Zeno.

Un documento, pervenuto in forma anonima ad Arezzo, sugli atti del procedimento penale della Procura della Repubblica presso il tribunale di Lucca relativo alle dichiarazioni rese dagli imputati coinvolti nel caso dell’impianto di Falascaia, la struttura sequestrata dalla Magistratura anni fa.

La sentenza in oggetto, risalente al 12.4.2011, ha portato alla condanna definitiva di persone coinvolte nei procedimenti di alterazione delle emissioni, poiché secondo le dichiarazioni del capo impianto “Appena preso servizio nel gennaio 2002 presso l’impianto di Falascaia, l’ingegnere X responsabile di stabilimento gli aveva detto chiaramente che esisteva una modifica del Sistema di Monitoraggio Emissioni (portata con sé come esperienza dall’Impianto di termovalorizzazione dell’AISA di Arezzo e messa in atto da Y); mediante la quale potevano essere modificati i dati delle emissioni misurate al camino, attivabile dai capi turno accedendo ad una maschera software tramite la password BOSS.”
Il software in questione conteneva una sezione segreta, ed era stato appositamente creato per contenere essa ed accedervi in caso di ‘necessità’, come ad esempio in previsione dei controlli dell’Arpat, per cui i valori di concentrazione del CO e di altri parametri venivano manipolati e ridotti di circa 10 volte.

“In occasione dei controlli ARPAT e dei controlli relativi alle autocertificazioni, l’impianto veniva gestito in modo tale da non far risultare superamenti nei valori massimi delle emissioni. Allo scopo, i capi turno della Sala Controllo abbassavano il carico termico ed aumentavano il tenore di O2 in caldaia, modificandone manualmente i set point.”

Benché non vi siano aretini coinvolti, tra gli imputati sono presenti alcuni tecnici che hanno lavorato in passato nell’impianto di San Zeno.
Degne di nota anche le dichiarazioni di un altro operatore presso l’impianto di Lucca dal 2002 e capo turno dal 2004: “Tutti i capi turno avevano avuto l’ordine di mantenere la massima produzione dell’impianto. Così facendo però non si rientrava nei limiti di legge stabiliti per le emissioni. (…) X avvertiva i capi turno delle visite dell’Arpat il giorno precedente, anche perché dovevano effettuare le ‘soffiature’, che di solito venivano effettuate in altre ore del giorno.”

Un altro dipendente, impiegato a Falascaia dal 2002 al 2005, dichiara nero su bianco che “prima di operare a Falascaia aveva prestato consulenza tecnica sull’impianto di Arezzo San Zeno per 2/3 anni. Alcuni capi turno dell’impianto di Arezzo avevano prestato servizio a Falascaia nel primo periodo di avviamento.”

Storie di omissioni, emissioni ed intrighi, in un contesto non poi così distante dalla banalità del male narrata dal celebre saggio della Arendt. Colpisce la meccanicità con cui gli ‘addetti ai lavori’ procedevano a Falascaia, senza scrupoli e remore, inserendo una semplice password e manipolando i valori sulla qualità dell’aria emessa.
Emblematica, la dichiarazione di una delle persone coinvolte, sottoposte ad indagini nell’ambito del procedimento penale: “Quando sono arrivato a Falascaia, assumendo poi nel novembre 2005 il ruolo di capo-impianto, era già in essere una pratica di alterazione dei dati relativi alle emissioni (…) Il contesto è, quindi, decisamente più ampio e coinvolge scelte che sono sempre passate sopra la mia testa, imponendomi di continuare a portare avanti la pratica invalsa nella società al fine di vedere conservato il mio posto di lavoro.” L’imputato precisa poi di non aver tratto beneficio economico extra da tale prassi, ma di aver altresì “sempre vissuto negativamente la necessità di dover alterare i dati.”.

Tra le questioni messe in rilievo dai consiglieri di Idv, Movimento 5 Stelle, Sel e Sinistra, sono stati chiesti chiarimenti in merito alla presenza o meno di un rilevatore di radioattività in Aisa, sulle misurazioni della presenza di mercurio, e riguardo al progetto europeo di Life+ che si aggiunge alle prolungate e costanti manifestazioni di dissenso di cittadini e comitati che si oppongono all’ ‘affaire’ incenerimento rifiuti.

Immediata la reazione del Sindaco Fanfani, con l’invito a non “creare allarmismo” sulla questione, e l’impegno di una pronta e celere verifica, relativa all’eventuale coinvolgimento dell’impianto di San Zeno. Il Sindaco dichiara che oggi stesso informerà la Procura della Repubblica delle notizie rese note nel corso della seduta del consiglio comunale, e che provvederà a denunciare i colpevoli della malagestione, se verificata, o del procurato allarme, in caso contrario

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