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Inceneritore: “la terza via” di Sinistra per Arezzo, Rifondazione Comunista e SEL

Mori e Tulli: “né repowering né nuovo impianto ma solo l’ottimizzazione di quello esistente a San Zeno”

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Prima l’interrogazione in Consiglio e poi la conferenza stampa con il Segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Fausto Tenti.
Gianni Mori, capogruppo di Sinistra per Arezzo e Marco Tulli, capogruppo SEL, hanno portato stamani il tema del Piano Interprovinciale di gestione rifiuti dell'ATO Toscana Sud all’esame del Consiglio comunale.

“La previsione contenuta nel Piano è quella  di un repowering dell'attuale impianto di S. Zeno che passerebbe dalle 38mila tonnellate di rifiuti a 55mila. L’alternativa è rappresentata dalla costruzione di un nuovo termovalorizzatore, sempre per 55.000 tonnellate annue nelle vicinanze dell'attuale”.

“Siamo di fronte ad una nuova ed eccessiva potenzialità termovalorizzatrice che deriva da evidenti distorsioni. La prima: è stata presa a riferimento la quantità rifiuti del 2010, molto più alta, ad esempio, di quella del 2012. La seconda: non è stato preso in considerazione il chiaro trend di riduzione della produzione di rifiuti che sono diminuiti dal 2008 al 2012 dell'8,63%,. La terza: la prevista percentuale di scarti da raccolta differenziata è indicata al 15% e quindi del tutto incoerente con l'obiettivo di piano del raggiungimento del 70% di raccolta differenziata che non può non prevedere uno scarto attorno al 2 e non al 15 per cento. La quarta: è stato rivisto in modo contraddittorio e immotivato il sistema degli accordi interprovinciali tra Firenze ed Arezzo e tra gli ATO Toscana Centro e Sud basati sino ad oggi sul principio – quantomeno scritto e formalizzato - di  “reciprocità”: accordi finalizzati allo scambio bidirezionale di varie tipologie di rifiuti tra i 2 differenti ambiti”.

Mori, Tulli e Tenti hanno poi giudicato “inammissibile” il fatto che l'impianto di Poggibonsi abbia una prevista  potenzialità termovalorizzatrice per circa 71.000 tonnellate all’anno, mentre l'utilizzo risulta al massimo per circa 52.000 t/anno, quindi del tutto in grado di far fronte ad eventuali necessità. E che l'impianto di Scarlino, che ha una potenzialità termovalorizzatrice per circa 140.000 t/anno, sia tenuto fuori dalla pianificazione pubblica di ambito perché  considerato un impianto privato. Cosa che non è assolutamente”

Mori, Tulli e Tenti propongono quindi una terza soluzione rispetto alle due finora presentate e cioè “la completa messa in sicurezza dell'attuale impianto, con l'adozione e l'implementazione delle migliori e più recenti tecniche di abbattimento degli inquinanti in uscita - finalizzate a renderlo meno impattante possibile sulla salute e sull'ambiente - senza procedere a nessun incremento della potenzialità termovalorizzatrice, essendo sufficiente l'attuale, per circa 40.000 tonnellate all’anno”.

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