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Capitolo III

Uno spiraglio di tunnel

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“Il Meu m’ha scritto: ‘Alle 10,30 a Sant’Andrea’...”, gli dice Carolina al telefono. “Sì, lo so... l’ha scritto anche a me. Da quando ha 1000 sms gratis al mese non fa che mandare questi cazzo di messaggi di gruppo per qualsiasi stronzata”, risponde Alessandro dall’altra parte. “Beh, andiamo allora, che si fa serata. E’ cominciata la Settimana del Quartierista, si fa il delirio!”, replica lei. “Ok Mina – gli fa – Però io ci capito più tardi... sono a cena col Rana e quei ragazzi del calcetto a San Lorentino prima”. “Fa un po’ come ti pare – ribatte stizzita Carolina – Mi troverai là con il Meu e la Zara quando hai fatto allora”, e riattacca.

“OH – COL – CI – TRON – DE – MERDA – LA’LLA’LLA’”, si sente echeggiare in Piazza San Giusto. “Madonna che casino che c’è, ogni anno è la stessa storia – dice Mauro a Roberta e Carolina alzando la voce in modo esagerato per farsi sentire – Mina, il tu Dedo quando arriva, insieme a quel coglione del Rana? Tra un po’ è mezzanotte!”. “So di molto io – gli risponde lei infastidita – Lo sai com’è fatto... prima vengono i cazzi suoi e poi tutto il rest..”. Non fa in tempo a finire che gli spunta dietro Alessandro e la bacia al collo. “E poi tutto il resto, gne gne gne”, dice facendo la vocina stupida per prenderla in giro. “Lo sai che è vero, ma sai anche che sei già perdonato dopo questo saluto così carino – dice Carolina – Eccome se lo sai. Te ne approfitti sempre...”. “Basta con queste seghe mentali da vita di coppia – interviene Giacomo – Allora? Che cazzo si fa? Sono arrivato ora, ma già mi sono rotto i coglioni di stare quì”. “In effetti... Noi poi sono quasi due ore che non si fa altro che sentire cori e cazzate varie”, gli fa eco Roberta. “Ohhhhh, penso proprio che tu abbia parlato a nome di tutti noi, Rana – se ne esce fuori Mauro – E guarda caso, tanto per cambiare, io ho un’idea per sfangare la serata”. Tutti e quattro lo guardano con fare interrogatorio. “Adesso direte anche che sono noioso, monotematico e che ho i chiodi fissi”, continua. “Non è che lo diciamo, lo sappiamo – dice Carolina – Comunque continua...”. “Beh ecco – prosegue Mauro – Si dà il caso che a tipo venti metri da qua ci sia l’ingresso del tunnel del Castro...”. “Senti ‘sto testa di cazzo – lo interrompe Alessandro – Era chiaro che dietro la proposta di venire qua stasera c’era dietro qualcosa”. “Sei sempre il solito rincoglionito – gli fa eco Roberta – Ma poi che vuoi fare? Vuoi andare là sotto ora a mezzanotte? Ma come l’hai?”. “Macché amore – risponde Mauro – Ci si va, ma di giorno. E poi ancora nemmeno sono arrivati gli stivali da pescatore. Volevo solo farvi vedere l’ingresso del tunnel, così per avere un’idea più precisa”. “Vai, vai. M’esalta sta cosa. Andiamo alò”, salta fuori Giacomo eccitatissimo. “Ok, andiamo – dice Carolina scrollando il capo – Ma si sta cinque minuti e poi si va via eh. Anzi, nemmeno cinque minuti. Un secondo”. Tutti e cinque si allontanano da Piazza San Giusto. Passata porta Trento Trieste, il frastuono del Quartiere diminuisce in modo evidente. Girato l’angolo della Pio Borri c’è subito il silenzio. “Già mi sto cacando sotto, ve lo dico”, esce fuori Roberta. “E te pareva? – risponde Mauro – ci volesse parecchio a impaurirti a te. O che vuoi che ci siano, i mostri?”. “Sìsì – risponde lei – io mi cacherò addosso, ma non avere mai paura come te non è certo una dote, anzi...”. Tutti e cinque sono sopra il ponte del Castro, all’inizio di viale Luca Signorelli. Si affacciano di sotto uno dopo l’altro. “Madonna che troiaio che c’è la sotto – dice Alessandro – erbacce e piante dappertutto, nemmeno si vede l’acqua”. “Per forza non si vede – risponde Mauro – Il Castro è in secca ora. E meno male. Ti immagini sennò che casino esplorare il tunnel quando è in piena? Ma venite con me una decina di metri in là, lungo la sponda, così vi faccio vedere l’imboccatura del tunnel”. Tutti e cinque percorrono un pezzo di via Beato Angelico, poi Mauro si ferma e gli indica dove guardare. “Che spettacolo – salta fuori Giacomo – sembra tipo l’ingresso di Stargate. Non vedo l’ora di varcarlo...”.

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