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L'antimafia è cultura

Questo sera incontro al cinema Stensen di Firenze sul tema della memoria

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Il 15 e il 16 marzo, a Firenze, l’Italia intera ricorda le vittime della mafia. Aspettando queste giornate, il 5 marzo alle 21.00 Don Ciotti, il Procuratore Caselli, Stefania Grasso di Libera e il Procuratore Quattrocchi terranno un incontro presso il cinema Stensen di Firenze sul tema della memoria. Nel capoluogo toscano, infatti, si ricordano le vittime della strage in Via dei Georgofili e il giudice Gabriele Chelazzi. La memoria è qualcosa di prezioso, che va custodito perché ci consente di comprendere meglio la nostra identità e, quindi, le possibilità stesse di trasformazione e miglioramento della realtà. La memoria come dovere e la memoria come monito che ci consente di riflettere sul presente e sui suoi “lati patologici”, come la settimana scorsa ha fatto Don Ciotti, in occasione di un incontro sul gioco d’azzardo tenutosi alle Piagge. Oggi, il riciclaggio di denaro si serve anche del gioco d’azzardo e delle slot machine, tutte legalizzate. Questo sistema territoriale che sfrutta il gioco d’azzardo per esercitare il controllo, coinvolge anche i partiti. Sostiene infatti Don Ciotti che la mafia sia un fenomeno imprescindibilmente legato alla politica: se, almeno idealmente, può esistere una politica senza mafia, al contrario non può esserci una mafia che non sia intrecciata con la politica.  Il dramma della dipendenza dal gioco  -oggi annoverabile tra le nuove forme di dipendenza, come l’anoressia e la bulimia, o l’internet-dipendenza-  coinvolge soprattutto le fasce più povere della popolazione, molti cassintegrati e precari. L’illusione perversa che il gioco d’azzardo suscita è quella che con poco ci si possa sistemare per la vita. Nell’incrementare una simile illusione, lo Stato e il sistema mass-mediatico-pubblicitario sono complici. La campagna “mettiamoci in gioco” agisce perché vengano incrementate la regolamentazione del gioco d’azzardo e la protezione del giocatore, per questo però è necessario che anche la politica si pronunci. Per fornire un dato sull’incidenza territoriale del gioco d’azzardo, consideriamo che a Firenze, solo nella Pistoiese, si registra la presenza di 160 slot machine. Per cercare di risolvere il dramma del gioco compulsivo, una delle risposte proposte da Don Santoro delle Piagge è quella di impedire che vi siano slot nelle Case del Popolo e quella di creare un fondo per il microcredito, che offra un prestito sociale ai giocatori compulsivi. L’associazione “Giocatori anonimi” nasce 15 anni fa a Milano, per aiutare i dipendenti da gioco. Si tratta di gruppi di auto-sostegno, che operano sulla base del principio che “aiutando gli altri, possiamo aiutare noi stessi”. I giocatori compulsivi, infatti, subiscono  -a causa di questa dipendenza- una distruzione economica, affettiva, psicologica e quindi fisica. Nella povertà estesa che la crisi economica attuale ha determinato, il gioco si configura come una “svolta facile e salvifica”. Così non è e il gioco costituisce il punto d’incontro e collusione fra apparati statuali e Lobby mafiose, che fungono da vere e proprie multinazionali del gioco d’azzardo. Tutte le dipendenze rappresentano una richiesta di aiuto e il tentativo fallimentare di riempire di un senso la propria vita. Oggi, la società è malata di dipendenze (il gioco, le dipendenze alimentari, la dipendenza da internet, la dipendenza da sesso, l’alcolismo, la droga) e simili disagi sono incrementati dall’assenza generalizzata di speranza. La precarizzazione del lavoro, la riduzione dei diritti sociali, il diffondersi dell’individualismo affettivo determinano la morte della fiducia nel cambiamento e negli altri. Ma  -come sostiene Don Ciotti- è solo adesso il tempo che abbiamo per metterci costruttivamente in gioco, per vivere davvero, per amare e non possiamo sprecare quest’unica occasione, nonostante tutto. La speranza diventa così una cura, un’alternativa alle dipendenze. Grazie ad essa, l’individuo schiacciato dal peso della vita, sa trovare la forza di farsi “noi” e di condividere con altri il proprio dolore, che non è più sordo. “Giocatori anonimi” offre ai giocatori compulsivi questa possibilità, così come la offrono altri gruppi di  auto-sostegno, nati per curare le varie dipendenze oggi diffuse. Lo strumento che consente lo scatto per uscire dall’abbandono è la responsabilità. Responsabilità e speranza, due parole e due concetti dimenticati, che invece mai come oggi sono necessari, mai come oggi si richiedono ai singoli nelle loro vite private e ai politici. Lo scardinamento etico e morale della politica nella società dell’apparire, che oblia l’essere, determina il dilagare della solitudine spirituale e materiale e il dilagare della povertà. Ma la povertà più grande, assai più di quella materiale, è la rinuncia, la rassegnazione, la sfiducia che rende gli individui sempre più soli, sempre più incompresi, sempre più increduli nei confronti della possibilità di migliorare le cose. Per questo il cambiamento deve diventare  - come sostiene Don Ciotti- un concetto all’ordine del giorno, sia nella vita privata, che nella politica. Infatti, nessuno ha il diritto di togliere agli individui la responsabilità per la propria vita e la speranza. E nessun uomo di potere, per quanto ricco e influente, ha il diritto di manipolare le parole, parlando di speranza, responsabilità, o etica a fini puramente elettorali: solo coloro che davvero mettono in pratica tali valori, che li difendono anche a proprie spese, hanno diritto di usare questi termini. Per questo, le giornate della memoria che Libera organizza hanno un valore che va oltre il singolo evento, in quanto la memoria di uomini che hanno lottato perché parole e azioni fossero indivisibili è qualcosa che deve diventare parte del nostro vivere quotidiano.

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