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La poesia: un atto d’amore

Viaggio dentro al sentimento con Alessandro Ceccherini

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Per A. che mi ha fatto sentire viva e che è ancora qui con me.

L’amore è una parabola della vita. Come l’esistenza, questo sentimento nasce, fiorisce e a volte appassisce lasciandoci addosso un’amarezza che può trovare consolazione solo in un’ascesa, solo in un canto. Le poesie di Alessandro Ceccherini viaggiano dentro il sentimento, lo analizzano, lo smembrano e lo lasciano vibrare nell’interezza delle contraddizioni che caratterizzano l’animo umano. L’amore, nelle poesie di quest’autore, è ciò che consente al poeta di evolversi, è il sentimento della trasformazione che riesce a mutare l’assenza in presenza. Anche quando chi si ama ci lascia, il vuoto sa parlarci e indicarci la via della rinascita. Il femminile che il poeta anela a conoscere, a esplorare nelle prime composizioni, diventa poi parte della sua identità. L’io che canta del proprio sentire è sia maschile che femminile, perché è aspirazione alla completezza. Quella completezza che l’amore per l’altro sa dare, ma che, ancor prima, ciascuno deve trovare in sé ricomponendosi. Perché, nonostante le perdite, la vita è già un valore in sé e la poesia, anche quando le ferite ci straziano, sa elevarci dal dolore per farci riscoprire il valore profondo dell’esistenza. Come nella “Divina Commedia”, l’amore diventa spinta trasformativa e salvifica, nel momento in cui -dopo la perdita e dopo la dissoluzione derivante dall’assenza e dettata dal dolore- quell’amore per la persona amata s’incarna nell’animo stesso del poeta. Così, quest’ultimo è salvo: il bene provato non è invano, ma diventa lo spirito stesso del poeta, diventa la sua redenzione e si fa poesia, parole che sapranno curare anche chi le leggerà. Come per Montale che trova la propria libertà in Clizia, personificazione della cultura, Ceccherini vede nella poesia un atto d’amore che sempre lo salverà, in quanto è purificazione, conoscenza, superamento del dolore nel canto. In questo modo, il vuoto dell’esistenza si trasforma in pienezza, in sguardo che non teme più il dolore, ma lo sa accostare per consolarlo, perché quel dolore, quella fragilità, ci accomunano tutti in quanto uomini e sono ciò che ci dà la spinta per trasformarci, per migliorarci, per starci vicini, per essere autenticamente umani e per non ferirci gli uni con gli altri, ma anzi per amarci il più possibile. Nelle poesie di Ceccherini, il tema del male si affianca a quello dell’amore, in quanto pare che “il male” non sia altro che l’assenza di bene, il non fare a sufficienza affinchè le nostre azioni facciano bene a noi e quindi agli altri. Per quest’autore, la poesia ha un compito ed è quello di risvegliare gli uomini, offrendo loro un’occasione d’amore, di condivisione e di compassione. Nella poesia, che canta drammi e gioie di noi tutti, il lettore e il  poeta possono trovare conforto e condivisione. Come scrive l’autore nella raccolta Asia: “Ma ci sarai Tu, e sarai Tu/ a fiorirmi, e avrò/ (già adesso ce l’ho)/ un rigo musicale/ da scriverti sul cuore..”, la speranza, sempre deposta nell’amore inteso come amore nelle sue plurali manifestazioni, è ciò che consente all’uomo di rialzarsi e di riparte. Speranza, assenza, gioia, dolore, cadute, redenzione sono ciò che fa crollare il muro che separa uomini e poesia, rendendoci vivi.

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