Piero Mancini a Block Notes: pantomima d'immacolatezza - FOTO

L'opinione de' Botoli

a cura della Redazione
19/11/2013
Attualità
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Piero Mancini che parla di Arezzo e dell'Arezzo, è ancora oggi un'offesa per le orecchie, gli occhi e il cervello di molti tifosi. Nel pomeriggio di ieri, quando s'è diffusa la notizia, molti hanno commentato, qualcuno ha lanciato offese, qualcuno ha accusato Avato e Teletruria di dar parola e visibilità a qualcuno che non l'ha meritata e non la merita. Pur concordando con l'idea di fondo della questione, bisogna anche ricordare che Block Notes è una trasmissione di giornalismo sportivo, e in quanto tale il suo mestiere l'ha fatto forse ieri sera più di altre volte. Portare Mancini dentro uno studio televisivo, e metterlo davanti anche al bello, ma soprattutto al brutto dei dieci anni di Arezzo Calcio e delle sue aziende, è stato un compito perfettamente svolto. La scelta di non avere altri ospiti, e quella di non trattare alcun argomento che non riguardasse la mera cronaca della domenica o Mancini, è stata perfettamente condivisibile, anche se di argomenti da sviscerare e approfondire, forse ce n'erano più questa settimana che altre volte, con la Coppa a Gualdo domani e l'anticipo a sabato contro il Trestina sul neutro di Città di Castello. Argomenti appena toccati, c'era altro di cui parlare ieri sera.

Mancini si è presentato subito battibeccando con Luigi Alberti fin dalla prima domanda, e bisogna dar adito sia all'Alberti che ad Avato di non esserci andati per il sottile. All'ex presidente dell'Arezzo Calcio, è stato chiesto conto di tutto il decennio in viale Gramsci. Non sono state passate in sordina le cose positive, ma non gli sono nemmeno state scontate quelle negative, finanche le risibili dichiarazioni sulla sua igiene personale all'uscita da San Benedetto. Mancini d'altro canto si è difeso ad oltranza, cercando di far credere a tutti gli ascoltatori la sua innocenza e la sua buona fede. Su ogni singolo argomento, Mancini aveva pronta una risposta che lo faceva sembrare un angioletto,  fregato dagli altri e messo in mezzo dalla stampa cattiva. E probabilmente, a chi non ha vissuto davvero il suo decennio con tutto quel che è stato, la sua difesa ad oltranza può anche lasciare una buona impressione. Mi chiedo cosa penserebbe dell'era Mancini mio nipote, oggi duenne, leggendo quanto è stato scritto e vedendo poi la trasmissione di ieri in registrata. La realtà dei fatti, però, è molto chiara per chi l'era Mancini l'ha vissuta sulla sua pelle. Noi giornalisti, i tifosi e il pubblico - perchè Mancini ci ha tenuto a sottolineare pur non dichiarandola la differenza – eravamo là, e vivevamo quel che succedeva giorno dopo giorno.

In realtà le chiacchiere stanno in aria il tempo che se ne spenga l'eco, poi torna il silenzio e restano i fatti. In realtà, quella di Mancini ieri sera è stata l'ennesima pantomima di una persona che, ad oltranza, vuol farsi passare per innocente e ingiustamente accusato, ma che nel marcio di cui accusava gli altri ci ha navigato per anni. E soprattutto, Mancini ieri sera ha ribadito che non si sente in colpa per quanto successo all'Arezzo nel 2010, come se non fosse responsabilità sua evitare che succedesse. Ha voluto sottolineare che l'Arezzo è della città, ma non si ricordò di questo in quell'estate del 2010. Si dimentica, il Mancini, che all'Arezzo sarebbe probabilmente bastato un pò di tempo in più per salvare le Prima Divisione. Si dimentica, il Mancini, che se anche si inventa una buona e credibile difesa per ogni cosa sbagliata fatta in dieci anni, sono tutte giustificazioni che reggono giusto il tempo di spostare l'attenzione dal singolo fatto al quadro generale. Perchè guardando il quadro generale i punti neri sono tanti, troppi per coprirli. Chiede di essere dimenticato e che gli si permetta di vedere qualche partita in pace, il Mancini, ma per noi che le partite degli amaranto le vediamo tutte, è settimanale il ricordarsi del suo regalo d'addio, che ancora oggi stiamo scartando e gustando. Ogni volta che l'Arezzo scende in campo, lo fa contro avversari che erano nel pacco dono dell'estate 2010, e ci va di lusso quest'anno che, fra le altre, troviamo Pistoiese e Foligno, squadre che come l'Arezzo, anche se meno di noi, meriterebbero altre categorie. Mancini deve capire e accettare che il tifoso aretino, quando vede il cartellone che pubblicizza la partita di campionato contro Fiesolecaldine, o Jolly Montemurlo, o Trestina, ricorda come e perchè si trova in questa situazione, e non può dire né pensare "vabbè, dai, pace, vieni pure a vedere la partita".

Senza nulla volere alle squadre citate, che non c'entrano niente, sono qui per merito e fanno il loro campionato e la loro partita della vita ogni volta che incontrano l'Arezzo. Come farebbe l'Arezzo se domani dovesse giocare contro il Real Madrid

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