Sequestrato dalla Forestale un impianto per la produzione e la lavorazione della terracotta. Il Nucleo operativo speciale di Arezzo, in collaborazione con il Comando Stazione di Montevarchi del Corpo Forestale dello Stato, nell’ambito del piano provinciale dei controlli sui presidi industriali, ha fatto ingresso in uno dei più importanti centri della Provincia di Arezzo specializzati nella produzione e lavorazione della terracotta per fini edilizi. E qui ha trovato un terreno incolto situato all’interno della pertinenza industriale, un imponente deposito a cielo aperto di materiale riconducibile allo stesso ciclo produttivo aziendale. Durante gli accertamenti è emerso che detto materiale, costituito da mattoni, mattonelle e vari ritagli di pezzi speciali, non era corredato di alcuna tracciabilità documentale che potesse dimostrare un deposito temporaneo in attesa di smaltimento. Oltretutto, questa montagna di rifiuti non compariva nei registri di carico e scarico.
Poiché il deposito temporaneo è una sorta di regime agevolato dove il produttore può decidere di conservare i rifiuti in deposito per tre mesi in qualsiasi quantità, prima di avviarli allo smaltimento o al recupero, privilegiando così il limite
temporale, oppure può scegliere di conservare i rifiuti in deposito per un anno, purché la quantità massima non superi i 30 metri cubi, pertanto è necessaria una tracciabilità documentale che metta in correlazione tempi e
quantità dei rifiuti prodotti e inviati allo smaltimento o recupero. Nel caso di specie il legale rappresentate si è giustificato dichiarando che si trattava di un “non rifiuto” bensi di una sorta di sottoprodotto o materia prima secondaria. Anche qui la Legge stabilisce che per essere tale, occorre
una codifica specifica e riconosciuta di quel materiale, cosa che allo stato non è emersa. Pertanto l’intera area è stata sottoposta sotto sequestro penale e il titolare deferito a piede libero all’autorità giudiziaria per deposito incontrollato e gestione illecita di rifiuti speciali non pericolosi.
Il N.o.s. di Arezzo terminate le operazioni di sequestro, mentre faceva rientro al proprio Comando, nel comune di San Giovanni Valdarno, ha intercettato una cosiddetta carretta del ferro, ossia un autocarro che stava trasportando alcuni metri cubi di materiale ferroso. All’atto del controllo, il conducente del mezzo, un marocchino non ha saputo giustificare la provenienza del materiale ammettendo solo di consegnarlo, per la vendita, ad dei centri di raccolta di rifiuti ferrosi.Al seguito non aveva, perché mai conseguito, alcun titolo autorizzativo per la raccolta e trasporto dei rifiuti, richiesto dal Codice Ambientale. La pattuglia ha proceduto al sequestro penale del veicolo e del carico con contestuale affidamento alla depositeria autorizzata nonché alla denuncia a piede libero del proprietario/conducente del mezzo per gestione illecita dei rifiuti.
Ma al momento delle contestazioni e dell’esecuzione del sequestro, il Marocchino ha iniziato ad inveire contro la
pattuglia operante, battendo anche delle testate nel montante del proprio automezzo costringendo il NOS a chiedere supporto al Commissariato di Montevarchi che ha inviato una pattuglia e al Comando Stazione Forestale del Valdarno. Il personale sopraggiunto insieme al NOS di Arezzo, dopo quasi due ore di trattativa è riuscito a dare esecuzione
ai provvedimenti previsti senza alcun incidente.