Matteo 22:36, 40 “Maestro, qual è il maggior comandamento della legge?”. Gesù gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento. Il secondo, poi, è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i Profeti.”
Giovedì 9 maggio, il Teatro Sole di Bibbiena ha ospitato un incontro organizzato dall’Associazione Culturale Ezechiele – nata per promuovere il sagrato d’arte contemporanea e solidale della chiesa di Indicatore, il mosaico più grande d’Europa- in collaborazione con l'Associazione Quinte fra le Note, e la partecipazione dei ragazzi delle Comunità Agape e Comunità Incontro, dal titolo "Maria, segno di Agape, Madre dell'Accoglienza e del Sorriso". Agape, dal greco ‘amore’, è una parola che riconduce ad un senso profondo di amore ‘devoto’, totale, verso la custodia reciproca degli esseri umani.
All’evento ha partecipato il prof. Alessandro Meluzzi, psichiatra, diacono cattolico, criminologo e personaggio televisivo, una personalità di spicco del panorama nazionale e non solo.
Un véritable ‘talk show emotivo’, durante il corso del quale si sono alternate testimonianze dirette di fede ed amore, strumenti chiave per infondere gioia di vivere ed ottimismo alle persone che vivono e lavorano all’interno delle due comunità, presso piccoli nuclei abitativi in rete, condividendo una metodologia terapeutica basata sul concetto di “convivenza guidata”. La prospettiva è di matrice educativa e cognitivo-emozionale, un processo centrale per lo sviluppo dell’autonomia riabilitativa. Le abitazioni presso cui soggiornano i pazienti sono a tutti gli effetti delle case, essi convivono badando in maniera pressoché autonoma ai propri bisogni logistici, supportati da un’équipe professionale multidisciplinare
Grazie al valoroso impegno di personalità come il prof. Meluzzi e Don Pierino Gelmini, che hanno saputo comprendere, aiutare ed amare queste persone senza giudicarle, anche le esistenze che sembravano perdute sono state salvate e recuperate.
I giovani ospiti delle due comunità sono ragazzi dal passato difficile e problematico, fatto di dipendenze da alcool e droghe, problemi con la legge, e in alcuni casi da disabilità e disagi psichiatrici. Il loro percorso di ‘redenzione’ ha indotto i presenti a partecipare e riflettere sull’importanza proprio del tema dell’incontro con ‘l’altro’.
Il professor Meluzzi ha sottolineato l’importanza di ‘riaffermare sempre la centralità della persona’, la necessità di accogliere un percorso di ‘umanizzazione della medicina’. Fondamentale, ‘tra corpo ed anima, la mente, poiché senza un cambio di mentalità difficilmente sarà possibile comprendere i problemi dell’uomo’.
‘L’incontro con il dolore’ diviene determinante, in uno spirito di aiuto per il prossimo, nell’esempio di Gesù. Meluzzi ha ribadito quanto l’accoglienza e la cura delle persone rappresenti un ‘welfare’, il benessere, nella sua accezione più intensa.
Le testimonianze dirette delle persone con un passato trascorso in comunità trasmettono un rinnovato amore intrinseco verso i valori della vita, è tangibile la loro voglia di sentirsi utili, apprezzati, e parte integrante di un sistema centrale, non più marginale.
L’evento, condotto Gianni Verdi, speaker di Radio Italia 5, è stato preceduto da una breve introduzione ed intervallato dalla lettura di racconti da parte dell'attrice Cinzia Zulato. Tra i presenti, Monsignor Riccardo Fontana, Arcivescovo della Diocesi di Arezzo- Cortona- Sansepolcro, Padre Giovanni Serrotti, fondatore dell’emittente diocesana Telesandomenico, don Santi Chioccioli e l’artista Andreina Giorgia Carpenito, autrice del mosaico sul sagrato della parrocchia di Indicatore.
Professor Meluzzi, quanto è importante comprendere il concetto di ‘recuperare’ le persone?
“L’importanza fondamentale è che tutti siamo persone che recuperano e che vengono recuperate. Dal massimo al minimo, ognuno di noi è destinato a servire gli altri e servire se stesso, ad imparare ad aiutare gli altri anche dall’amore di sé, perché non ci può essere vero amore di sé senza amore per gli altri.
Non siamo in un mondo diviso rigidamente tra sani ed ammalati, ma siamo tutti mediamente sani e mediamente malati. Io la definisco una comunità terapeutica, lo dico sempre: un luogo dove persone non del tutto sane si occupano di persone non del tutto malate, in tutti i campi, anche in quello della psichiatria, della dipendenza… ma questo è vero anche per gli ospedali.”