"Non sono più costrette a prostituirsi, ma in molti casi a vendersi in strada è proprio la donna dello sfruttatore". Parole che lasciano di stucco quelle del capo della squadra mobile, Giovanni Schettino, che descrivono come il fenomeno della prostituzione, ad Arezzo, sia radicalmente cambiato, proprio in merito al ruolo dei suoi attori principali. Insomma, almeno tra albanesi (di solito i protettori), e rumene, (quasi sempre le lucciole), non c'è quasi più un rapporto di sudditanza, di schiavitù, ma bensì si instaura un vero e proprio legame affettivo. Quindi, per riassumere, la donna si vende in strada per portare guadagni a quello che è il suo uomo, alla persona che sta al fianco, con la quale condivide la vita. E' un business gestito interamente tra le mura domestiche.
Ma non è finita qui. Un'altra tendenza che si registra in particolar modo tra le ragazze di colore è quello del pendolarismo. Come lavoratori qualunque ogni giorno prendono il treno, da altre città della Toscana e prevalentemente da Firenze, e raggiungono Arezzo. Qui lavorano in strada e poi, "a fine turno", se ne tornano via. Anzi, ci sono stati in Valdarno, casi in cui anziani del posto gli facevano pure da autista, dalla stazione alla zona in cui si prostituiscono. Magari in cambio di qualche favore sessuale,o anche di niente.
E così in un mondo dove tutto è in rapida evoluzione e stare al passo con i tempi è una vera e propria impresa ecco che anche il "mestiere più antico del mondo" si adegua. Certo non nella "sostanza" ma almeno nella "gestione" logistica e commerciale. Basta così, pensiamo che non ci sia altro da aggiungere.