La Toscana vanta uno dei più vasti patrimoni storico-artistici presenti nella nostra Penisola, non a caso è la seconda regione italiana per dotazione di infrastrutture culturali, con un indice di 176,3 contro una media nazionale di 100, e proprio qui si trovano 6 dei 45 siti italiani Patrimonio dell’Umanità Unesco. In Toscana inoltre si concentrano 34.700 imprese culturali e sempre la cultura è protagonista dell’Export della Regione: in Toscana, infatti, l’export legato alla cultura rappresenta il 22% del totale dell’export.
Nulla da stupirsi, dunque, se proprio la toscana Arezzo si è confermata, anche nel 2011, prima nella classifica delle migliori dieci province italiane per ricchezza prodotta dalla cultura. Un risultato raggiunto grazie all’intreccio tra bellezza, cultura, innovazione, saperi artigiani e manifattura che ha saputo rilanciare il made in taly e restituire all’economia di Arezzo, una prospettiva al di là della crisi.
Il valore della cultura aretina. Ad Arezzo, infatti, il valore aggiunto creato dalla cultura è il più alto d’Italia: l’8,4% della ricchezza complessiva del sistema economico locale. In valore assoluto si tratta di oltre 700 milioni di euro. E sempre la cultura impiega quasi 15 mila persone, il 9,8% del totale degli occupati dell’intera provincia.
Il contributo maggiore arriva della industrie creative (architettura, comunicazione e branding, design e produzione di stile, artigianato) con circa il 77% del valore aggiunto del settore. Tra le industrie creative è inoltre da sottolineare il ruolo di primo piano esercitato da design e produzione di stile, ambito che da solo genera il 64,8% del valore aggiunto del settore. Non a caso Arezzo è famosa nel mondo per le produzioni di oro, mobilio e moda. Le industrie culturali propriamente dette, invece, contribuiscono con circa il 20%, da performing arts e intrattenimento arriva un altro 1,5% e infine dal patrimonio storico-artistico viene lo 0,8%.
In fatto di cultura Arezzo vanta anche altri primati: è la prima provincia italiana per propensione all’export culturale, che genera il 19,9% del valore aggiunto provinciale e il 10% degli occupati. Con quasi 4 mila imprese culturali, equivalenti al 10,3% dell’intero sistema imprenditoriale provinciale, Arezzo è inoltre la quarta provincia italiana per incidenza di imprese culturali.
Sono alcuni dei dati dello studio Arezzo capitale della cultura a cura di Fondazione Symbola, Unioncamere, Camera di Commercio di Arezzo e Provincia di Arezzo presentato oggi all’Auditorium Arezzo Fiere. Insieme al Presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci, al Segretario generale della Fondazione Symbola Fabio Renzi, al Presidente della Provincia di Arezzo Roberto Vasai, al Sindaco di Arezzo e al Presidente della Camera di Commercio di Arezzo Giovanni Tricca, sono intervenuti: Claudio Gagliardi, Segretario Generale Unioncamere; Fabrizio Bernini, Presidente Zucchetti Centro Sistemi; Luca Benvenuti, Consigliere di Amministrazione UNOAERRE; Emiliano Cecchini, Presidente Comitato Scientifico La Fabbrica del Sole; Averaldo Farri, Consigliere Delegato Power One Italia; Valentino Mercati, Presidente ABOCA; Roberto Monnanni, Presidente Consorzio Arezzo Innovazione; Luciano Tagliaferri, Dirigente scolastico Liceo Artistico Piero Della Francesca di Arezzo.
“L’Italia deve fare l’Italia – ha commentato Ermete Realacci, presidente di Symbola- Fondazione per le qualità italiane –. È necessario fronteggiare la crisi finanziaria e il debito pubblico senza lasciare indietro nessuno, ma per rilanciare l’economia serve un’idea di futuro capace di mobilitare le migliori energie del Paese. Non possiamo che puntare su innovazione, ricerca, green economy, e incrociarle con la forza del made in Italy, con la qualità, con la bellezza. La cultura è l’infrastruttura immateriale fondamentale di questa sfida. Arezzo, città del Vasari e di antica storia e nobili tradizioni, offre un esempio eccellente di come si possano coniugare identità territoriale e culturale con il made in Italy, creando valore. Proprio ad Arezzo l’Italia capace di mobilitare le energia migliori del Paese e di competere nel mondo trova una delle sue migliori espressioni”
“Di fronte alle nuove sfide dell’economia si sta affermando un progressivo cambio di paradigma per lo sviluppo – ha detto il Segretario Generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi -, in cui è sempre più crescente l’interesse verso la valenza strategica della cultura e della creatività quali fattori decisivi per una nuova politica dell’innovazione, della qualità, del benessere e della sostenibilità. Protagoniste di questo modello sono le imprese figlie di quei ‘saperi’ propri del nostro territorio che, attraverso, i loro prodotti contribuiscono alla diffusione di quei valori e significati che caratterizzano la società italiana e, per questa via, alla ricchezza del Paese”.
“In un quadro economico difficile come quello che stiamo vivendo – ha commentato il Presidente della Provincia di Arezzo Roberto Vasai - , credo che il sistema Arezzo debba certamente concentrarsi sulle criticità ormai ben note, per ricercare la massima competitività, ma non dobbiamo certo perdere di vista le peculiarità, i punti di forza del nostro sistema economico, che vengono ben evidenziati nello studio presentato questa mattina, ovvero: la creatività, la capacità di innovare. E in questo senso, dobbiamo continuare a sostenere la crescita di altri settori economici che in questi ultimi anni sono emersi e che rappresentano componenti fondamentali di quella industria della cultura che viene dalla nostra storia e che oggi dà un contributo così rilevante all’economia locale”.
“Sono molto soddisfatto che almeno per una volta si parli di futuro e si guardi avanti – ha dichiarato Giovanni Tricca, Presidente della Camera di Commercio di Arezzo -. È importante che al convegno di oggi siano stati coinvolti gli imprenditori dell’Italia che cambia, gli stessi che ci hanno permesso di essere all’avanguardia nell’industria culturale. Mi piacerebbe che per una volta, anziché parlare di spread, telegiornali e mezzi di informazione parlassero anche di loro.”
Arezzo capitale della cultura è uno studio che quantifica il peso della cultura nell’economia della provincia e lo compara al peso del medesimo settore a livello regionale e nazionale. In un contesto economico caratterizzato dal progressivo indebolimento dei tradizionali sistemi industriali, la cultura rappresenta senza dubbio una delle strade da percorrere per ridare nuovo slancio alla crescita. Grazie alla sua eterogeneità e multidimensionalità, il sistema culturale è in grado di mettere in moto un percorso virtuoso di crescita che coinvolge non solo il valore aggiunto prodotto o l’occupazione, ma anche i territori e la qualità della vita dei cittadini.
D’altronde già 500 anni fa Lorenzo il Magnifico faceva della cultura il driver principale per lo sviluppo economico del suo territorio, la Toscana appunto.
Una definizione ‘trasversale’ e ‘profonda’ di cultura. Il cuore della ricerca sta nel non limitare il campo d’osservazione ai settori tradizionali della cultura e dei beni storico-artistici, ma andare a guardare quanto contano cultura e creatività nel complesso delle attività economiche italiane, nei centri di ricerca delle grandi industrie come nelle botteghe artigiane, o negli studi professionali. Attraverso la classificazione in 4 macro settori: industrie culturali, industrie creative (architettura, comunicazione e branding, artigianato, design, made in Italy), patrimonio storico-artistico architettonico, e, infine, performing art e arti visive. Al corpo centrale della ricerca, inoltre, è stata affiancata anche un’indagine su tutta la filiera delle industrie culturali italiane, ovvero quei settori che non svolgono attività culturali, ma che sono altresì attivati dalla cultura. Una filiera articolata e diversificata, della quale fanno parte: attività formative, produzioni agricole tipiche, attività del commercio al dettaglio collegate alle produzioni dell’industria culturale, turismo, trasporti, attività edilizie, attività quali la ricerca e lo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche.