La sera del 10 marzo scorso, su Italia 1, all’interno della trasmissione Le Iene è andato in onda un servizio sulla ‘commercialista di Arezzo’. Molti, sebbene il viso fosse oscurato, le hanno attribuito un volto, altri ne hanno identificato il luogo di residenza, c’è chi addirittura per avvistarla si è appostato nei pressi della scuola dei figli. Si è creata in città una sorta di ‘orwelliana caccia alla donna’, additando ‘la ragioniera’ come il mostro da sbattere in prima pagina, l’odiata vicina, la passante sgradita, la detestata concittadina che fa notizia su cui poter inveire.
La spettacolarizzazione mediatica di un evento o di un caso giudiziario può avere effetti ramificati, sulla persona che lo subisce e su chi partecipa.
Nel caso della ‘commercialista di Arezzo’ interviene il nuovo Avvocato difensore Gianluca Parreschi, ribadendo che “ sebbene non sia stato proferito pubblicamente il nome della mia Cliente, le affermazioni degli intervistati unitamente all’impostazione e al montaggio piuttosto fazioso del servizio di Italia 1 hanno permesso agevolmente ai telespettatori, quantomeno aretini, di identificare senza dubbio sia il luogo di ambientazione che le generalità della mia Cliente.”
Da qui parte il ‘processo mediatico’, la voglia di ‘sbattere il mostro in prima pagina’, di essere feroci e calunniare qualcuno, senza tener conto che la persona in questione è un essere umano con sentimenti, famiglia e punti di vista. Difficile, invece, cercare di capire a trecentosessanta gradi la questione, senza prima aver sentito tutte le ‘campane’.
L’avvocato Parreschi ricorda che “nei giorni immediatamente seguenti la messa in onda del servizio suddetto, sul social network Facebook si è scatenato, sempre in conseguenza delle affermazioni rese durante il servizio televisivo in oggetto, un vero e proprio linciaggio informatico nei confronti della ex-commercialista della quale è stato inopinatamente rivelato il nome ed a cui sono state rivolte ingiurie, offese, minacce.”
Il legale, ritenuto cioò che viene contestato “alquanto infamante" che si risolve in “frasi offensive e dispregiative dell’onore e del decoro” della donna, nello specifico delle dichiarazioni rilasciate dagli “evasori inconsapevoli”, espone una serie di precisazioni concernenti il ‘caso Iene’, su alcuni punti chiave, approfonditi all’interno dell’intervista video:
“a) I fatti risalgono al 2010 e sono da tale data perfettamente conosciuti dagli intervistati e dunque non si comprende come oggi si possano auto-definire inconsapevoli;
b) la nostra Cliente non è scappata da Arezzo in quanto non ha motivo né intenzione farlo, restando a completa disposizione delle competenti autorità per assumersi le sue reali ed effettive responsabilità;
c) la mia Cliente non ha mai ricevuto e dunque mai trattenuto indebitamente somme consegnate dagli intervistati alla mia Cliente per incombenze professionali finalizzate al pagamento per suo nome e conto di tasse varie, come invece viene fatto trasparire nel servizio di Italia 1 e negli altri servizi successivi che hanno tratto spunto dal primo;
d) le uniche problematiche riferibili all’operato professionale della mia Cliente risolto con gli intervistati nel 2010 riguardano, fatta eccezione per la questione Thevenin, unicamente la tardiva presentazione della denuncia dei redditi fino all’anno 2010;
e) il presunto ricevimento di cartelle esattoriali in danno degli intervistati per il mancato pagamento di tributi e/o tasse non può ricondursi in via esclusiva all’operato della mia Cliente, laddove il pagamento delle tasse è precipuo onere ad personam del contribuente e non del suo professionista;
f) era altresì precipuo onere di diligenza dei contribuenti verificare ed accertarsi dell’effettivo pagamento delle tasse soprattutto quando come nella fattispecie detto pagamento non era stato delegato alla professionista.”
L’avvocato Parreschi, alla presenza della sua cliente, specifica che la donna “accetta senza riserve il noto principio di legalità per cui si debba rispondere delle proprie azioni”, e che per un “perverso meccanismo mediatico che non ha un diretto autore responsabile”, essa viene associata “ad azioni che non ha commesso nel senso che la mia Cliente si è limitata a “presentare tardivamente la denuncia dei redditi di alcuni suoi clienti” che è cosa diversa e, capisco meno attraente da un punto di vista mediatico, da “la commercialista che scappa con i soldi dei clienti”.