"Per una Toscana senza Mafie", è uscito da pochi giorni il nuovo rapporto della Fondazione Antonino Caponnetto (che anche ad Arezzo, in collaborazione con Arci e Libera, ogni anno porta avanti dei percorsi di formazione e informazione nelle scuole del territorio), che presenta lo stato dell'infiltrazione mafiosa nelle province Toscane. Un rapporto che ogni anno offre un'analisi precisa e puntuale della presenza della criminalità organizzata nella nostra regione, considerata tradizionalmente immune ai fenomeni mafiosi.
Considerazione sbagliata, sia a livello toscano, che al livello a noi più vicino, quello che riguarda il territorio aretino. Nel rapporto, infatti, si leggono alcuni numeri estrapolati dai documenti della DIA, in riferimento al primo semestre del 2012. E questi numeri parlano molto chiaramente: in una provincia come la nostra, la mafia conta ben 31 gruppi criminali mafiosi attivi, suddivisi in 15 clan affiliati alla Camorra, uno a Cosa Nostra, 14 appartenenti alle 'Ndrine calabresi e, per ultimo, un clan pugliese.
Sono stati 7 i beni confiscati sempre nello stesso periodo del 2012 e addirittura 39 le operazioni delle forze dell'ordine dedicate al ridimensionamento del fenomeno mafioso nell'aretino.
La Toscana e la nostra provincia, terre che storicamente non hanno mai dato origine a forme mafiose, non sono immuni a queste forme di criminalità . E questo è evidente, ma la cosa ancor più pericolosa è che a causa di questa sorta di melting pot criminale e alla necessaria coesistenza che ne consegue, la mafia, in Toscana, impara a collaborare e a fare affari insieme.
Il trend, infatti, non ci dice solamente che uno dei modi per fare investimenti sicuri, ad esempio, è quello di entrare nei grandi marchi della distribuzione, della moda o di altre attività economiche, ma che dalle ultime analisi e da numerose inchieste giudiziarie emerge che, fuori dai rispettivi confini regionali, le organizzazioni criminali autoctone collaborano effettivamente tra loro, spartendosi business a tutti i livelli.
Pare, oltretutto, che si siano suddivisi anche parte dei territori del centro e del nord Italia. Le infiltrazioni, oramai, vanno al di là della politica e riguardano tutti gli ambiti della nostra società , anche le Forze di polizia e la magistratura non sono immuni.
Non c'è una fusione ma c'è un patto, una sorta di alleanza, per trovare il sistema utile ad accumulare introiti a cascata.
Si può a oggi affermare che questa evoluzione ha creato una nuova mafia, ancora più potente: la'ndracamostra, originata dalla mescolanza delle tre più importanti organizzazioni criminali, 'Ndrangheta, Camorra e Cosa Nostra.
Probabilmente è arrivato veramente il momento di aprire gli occhi ed iniziare a trarre le conseguenze da tutti questi dati.