FOTOGALLERY perdita di oggi
FOTOGALLERY perdita 25 ottobre
Di acqua continua a passarne tanta sopra i “ponti” - passatemi il termine - ma purtroppo ne sta passando, e parecchia, anche sotto. Non voglio star qui a sottolineare da quanti mesi o anni l'acquedotto vasariano “perde” acqua. E' da un pezzo, e l'ho già scritto e documentato con foto, nell'articolo del tardo pomeriggio del 25 ottobre ultimo scorso. Quello era il momento dell'emergenza, quando sul posto erano presenti Vigili del Fuoco e Polizia Municipale, ora non più. Ora bisogna guardare avanti, e non indietro, come quando si segnalava una notizia che ormai è vecchia e transita. Il problema è che l'acqua continua a passare sopra quei ponti, e continua anche a caderne e colarne giù sotto. L'unica cosa che dal 25 ottobre ad oggi è stata fatta, a parte eventuali chiacchiere senza risultato, è stato transennare in maniera anche abbastanza approssimativa, per impedire a qualcuno di passarci proprio sotto, a quei ponti sgocciolanti.
Ma cosa si pensa di fare? Si intende lasciar tutto come sta? Il problema non diminuirà, anzi. Con la brutta stagione che arriva – già nei prossimi giorni sono previste grosse perturbazioni – la portata d'acqua che arriverà da San Fabiano all'acquedotto aumenterà, piuttosto che diminuire. Le due arcate interessate dal cedimento e dalla perdita d'acqua stanno sempre peggio, e non è facile capire quale delle due cose abbia causato l'altra. E' venuto prima l'uovo o la gallina? Impossibile saperlo. Impossibile capire se la struttura ha ceduto provocando una perdita o se il continuo colare dell'acqua abbia indebolito un'opera che ha resistito ai secoli e ai terremoti.
La cosa che è abbastanza facile capire è quella al momento più pressante: bisogna intervenire e subito, prima che l'uovo uccida la gallina o la gallina rompa l'uovo. Lasciar tutto com'è adesso porterà, speriamo più tardi possibile, ad un crollo. Non serve essere un tecnico per capire che prima o poi quelle due arcate cederanno distruggendo un'opera così antica e importante. Non occorre fare analisi e perizie complicate per comprendere come il punto di non ritorno, se ancora non raggiunto, si avvicina sempre più velocemente.
Servirebbe un intervento, veloce, rapido, immediato. E a chi abita li sotto – ma anche a tutti gli aretini – farebbe piacere avere anche alcune piccole rassicurazioni, se ne esistono di veritiere, da parte di chi dovrebbe aver a questo punto già pensato, progettato e programmato una soluzione