«Babbo… ma perché c’è odore di mucca?» beata innocenza! E come spiegare al pargolo settenne che non trattasi di stalla, bensì di treno che come ogni giorno porta – puzzando di mucca – i pendolari valdarnesi verso Firenze? Accadeva ieri, ma oggi si è replicato. Senza il pargolo in questione, il cui papà anela a conservare l’anonimato, ma per tutti gli altri l’effetto eau de vache è salito sulla ribalta olfattiva prima del Vivalto 6604, dove in particolare nella quinta carrozza tutti i pendolari saliti a Figline sono rimasti in piedi, poi sul treno successivo che per di più è arrivato a Firenze Santa Maria Novella con una mezz’ora buona di ritardo. E se a testimoniare il disagio sul Vivalto ci ha pensato il Comitato dei Pendolari Valdarno Direttissima, l’esperienza del treno successivo è stata consumata dal Consigliere regionale del Pdl nonché pendolare perpetuo Stefano Mugnai (Pdl).
«La domanda del bimbo sull’odore in carrozza – commenta – non fa che darmi ragione quando paragono le condizioni di trasporto riservate a noi pendolari di Arezzo e del Valdarno a quelle nei carri bestiame, con conseguente olezzo. Una condizione inevitabile, del resto, quando si viaggia stipati come sardine, praticamente impilati sugli strapuntini, nei corridoi e aggrappati ai finestrini. Come non bastasse, noi lì sui treni ci si schiaccia sempre più tempo del previsto, dato che oramai il ritardo su quella tratta è divenuto la regola. Con in più la beffa del cumulo che si arresta sempre a pochi minuti dal limite che consentirebbe per lo meno il sollievo del bonus per il mese successivo. L’assessore regionale ai trasporti Vicenzo Ceccarelli? Scrive. Promette. Intanto noi si viaggia; male».
