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Lavoro nero, una piaga anche aretina. Viaggio nel mondo del sommerso

I dati dell'attività della Guardia di Finanza e della direzione territoriale del lavoro

a cura della Redazione
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"Il lavoro nero è una piaga anche aretina", queste le parole della dottoressa Macchione, dirigente della direzione territoriale del Lavoro. Ed a confermarlo  ci sono i dati. Dati presentati questa mattina al comando provinciale della Guardia di Finanza. Nel 2012 sono state  61 le aziende ispezionate, prevalentemente nei settori dell'oreficeria, del manufatturiero, della ristorazione e nei locali della movida. Questi ultimi soprattutto in Valdarno hanno dato risultati da maglia nera. E tra tutte queste aziende le irregolarità sono state registrate nel 90 per cento dei casi. "E' proprio il caso di dire che a ballare si va in nero" ha chiosato la dottoressa Macchione.

Sono stati individuati 133 lavoratori al nero, ma in un locale valdarnese addirittura 12 in un colpo solo.Una media di due ogni impresa controllata, mentre 15 sono stati quelli irregolari. Sono quindi scattate "maxi sanzioni" per lavoro nero per un totale di oltre 500mila euro. Ed in 38 aziende è stato applicato anche un provvedimento di sospensione dell'attività. In questi casi, pena l'impossibilità di proseguire il lavoro, gli imprenditori hanno pagato subito i 55mila euro di sanzione previsti. Ed un altro dato importante, nell'ambito dell'attività portata avanti dalle Fiamme Gialle insieme agli ispettori del lavoro, è che sono stati scoperti 5 extracomunitari senza permesso di soggiorno e due minori (tra i 18 ed i 16 anni) impiegati in attività manufatturiere. Altro problema, come ha sottolineato la dottoressa Macchione" è che i lavoratori "denunciano sempre meno il nero". Due anche i lavoratori che erano occupati pur essendo in cassa interazione.

I risultati presentati stamani, come ha concluso il colonnello Solombrino, si inseriscono in un ambito più ampio di verifiche per "tutelare i lavoratori ed anche le aziende che lavorano regolarmente, dalla concorrenza sleale".

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