Dopo Renzi e Bersani le primarie del centrosinistra stasera tornano protagoniste ad Arezzo con il candidato Nichi Vendola che ha tenuto il suo intervento alla Borsa Merci. In molti hanno sfidato il maltempo per essere presenti all'appuntamento, anzi la sala è letteralmente gremita. I posti a sedere sono tutti occupati e molti sono seduti a terra, sugli scalini di ingresso, e tanti altri in piedi. Vendola è arrivato poco dopo le 22. Parallelamente all'iniziativa è stato attivato un apposito ufficio elettorale in cui è possibile iscriversi per votare alle primarie.
Dopo l'introduzione del coordinatore del comitato ecco che la serata è entrata subito nel vivo. Come accaduto già con Bersani, anche Vendola ha prima ascoltato le esperienze di tre cittadini comuni.
La prima a salire sul palco Cristina che racconta: "Vivo ad Arezzo da alcuni anni, mi sono trasferita qui da Torino perchè ho vinto una borsa di studio qualche anno fa. Qui ho sempre cercato di portare avanti la mia esperienza professionale nell'ambito dell'educazione. Ho sempre cercato di interloquire con la realtà e di formarmi con molti corsi post laurea. Ma la mia situazione economica e contrattuale non è cambiata molto. Sono qui, stasera, perchè me l'ha chiesto un amico che mi ha detto: penso che tu sia un pezzo dell'Italia che non funziona. Ma io ho scelto di essere una risorsa. La riflessione che mi accompagna è che l'obiettivo di tutti deve essere di trasformare le risorse, che siamo noi, in contenuti sociali".
Poi è la volta di Francesco, studente di Montevarchi che frequenta Scienze Politiche a Firenze: "Prima di arrivare qui ne ho viste di tutti i colori. Ho visto la distruzione della scuola, 4 anni fa, con la riforma Gelmini. Una riforma finanziaria e non scolastica. La storia non è cambiata con il ministro Profumo. Si danno i tablet ai ragazzi ma ho frequentato scuole dove le infiltrazioni erano una ovunque. Voterò Vendola perchè gli insegnanti precari possano partecipare ad un vero concorso, perchè chi ha bisogno possa essere seguito da insegnanti di sostegno non per alcune ore ma a tempo pieno. Voglio Nichi Vendola come presidente del consiglio perchè adesso so che i sogni si possono avverare".
Ed ecco l'ultima giovane cittadina: "Io vivo di cultura. E sono la dimostrazione che di cultura si può mangiare. Nonostante quello che si dice in Italia, adesso, la cultura vive un grande fervore. Grazie a privati, a piccole amministrazioni. E non grazie allo Stato.Iin questo panorama di grande vitalità dovuta alla generosità , ritengo che adesso la politica debba intervenire. E' vero che la cultura può essere il traino per l'economia. Eppure in questo momento lo Stato investe in cultura lo 0,19 del Pil annuale. I lavoratori della cultura sono quelli che vivono tra le condizioni più precarie e svantaggiate di tutto il panorama italiano. In italia ancora di fa fatica a pensare che chi lavora in cultura svolga un lavoro con la "L" maiuscola. Ci sono tanti che donano il proprio lavoro alla cultura ma c'è anche chi ha studiato e vuole lavorare con retribuzione e con i diritti ed i doveri che comporta. In Italia deve essere ripensato il sistema dei finanziamenti perchè è obsoleto".
Ed ecco che Nichi Vendola guadagna il palco. Abito scuro, camicia bianca e cravatta. Tono pacato, ieri aveva trentanove di febbre, pochi minuti davanti al microfono e recupera il suo piglio tipico: "Tre interventi, quelli appena sentititi, che hanno squadernato la condizione attuale del Paese e costituiscono il promemoria per la buona politica. La precarietà scava un solco dentro la vita, l'esperienza di una generazione. La metafora che esprime meglio il senso della precarietà sono le sabbie mobili, ci si muove vorticosamente affondando. La tragedia della nuova generazione è di vivere tragicamente in un eterno presente - e lo dice citando il filosofo siciliano Pietro Barcellona - Un vecchio comunista che ho amato molto, Natta, si rifaceva ad un concetto ripreso da Sant'Agostino: i tre tempi del presente. Noi invece abbiamo un presente che non ha storia"
E poi continua, insistendo ancora sul dramma del precariato : "Il mercato surroga la società . Siamo come atomi tra milioni di atomi. Lo slogan più famoso della destra nel mondo lo ha coniato la "Lady di ferro": la società non esiste. Esistono gli individui. Il mondo prima aveva al centro della sua storia la società , oggi il mondo al centro del suo palcoscenico ha la finanza. Il capitalismo si è separato dal lavoro. La destra c'è perchè ha in testa un mondo gerarchizzato, perchè ha bisogno di individui soli, precari e soli. Chi perde il lavoro oggi non incontra la lotta ma incontra il suicidio, l'autolesionismo" e qui la platea di scalda. "Aveva recitato Brecht la necessità di affondare i piedi nel mondo del lavoro. Ad un certo punto la sinistra ha pensato che fosse meglio concentrarsi sul consumo, invece che sulla produzione"
"Ho vissuto come una ferita il voto contrario all'articolo 18 perchè nessuno può essere licenziato senza giusta causa, nel settore privato. L'ho sempre definito bello come una pittura, adesso è un quadro sfregiato e propongo di andare al Governo per restaurarlo. La proposta del ministro Fornero ha una modifica: non si parla più di reintegro in seguito ad un licenziamento senza giusta causa, ma di indennizzo. Io mi ribello perchè penso che il diritto al lavoro non possa essere barattato con nessuna elemosina. Il lavoro si proietta con l'intera vita. Il lavoro che fai condiziona tutto il tuo tempo. Quando ero ragazzo e lavoravo nell'Arci non mi piaceva lavorare per organizzare il tempo libero. Perchè il lavoro non deve essere una prigionia, ma ne devono essere viste le potenzialità . Provate ad immaginare un'altra novità del tempo nostro, la frattura millenaria tra cultura umanistica e scientifica si comincia a ricomporre. Nelle mie masserie didattiche si trova insieme l'agronomo e lo storico del paesaggio. Pensate se il lavoro fosse libero, l'universo che si potrebbe schiudere. Ma è utopia la realtà è diversa. Il lavoro è anche una trincea, ci sono mille morti all'anno. E la precarietà del lavoro rende il lavoro fragile".
E poi il commento al secondo intervento: "Si deve avere grande solidarietà nei confronti della generazione della Gelmini. In queste ore spero che il Pd non subisca l'affronto di ulteriori tagli alla scuola pubblica mentre ci sono implementazioni alle scuole private. Si propone di alzare di sei ore l'orario degli insegnanti senza alzare lo stipendio facendo passare un messaggio scorretto e cioè che gli insegnanti fanno solo 18 ore settimanali. Si cerca di condizionare l'opinione pubblica iniettando dosi massicce di pregiudizio in continuità con quello che ha detto la Gelmini. L'obiettivo era privare la scuola dell'aggettivo pubblica. Lo scandalo è fatto di più componenti. La prima è che le scuole italiane cadono a pezzi. L'ho detto a Profumo, non si deve iniziare dall'agenda digitale in scuole in cui cadono i calcinacci. L'altro elemento di scandalo è la modalità ragionieristica con cui si sono fatti gli accorpamenti" e su questa ultima frase parole di consenso dalla platea. "I dirigenti scolastici oggi sono manager e vivono sommersi da incombenze burocratiche. In ogni scuola servono i vigili urbani per districarsi tra le carte. La scuola è la fabbrica per eccellenza, produce la società . Ogni epoca con la propria egemonia politico-culturale ha dovuto ridisegnare la scuola, per modificare la società . Adesso è cambiata la missione: la scuola deve formare clienti ed educarli al mercato".
Ed infine la replica al terzo intervento: "In poco tempo abbiamo guadagnato un discredito della tenuta culturale del nostro paese che è impressionante. Andate a vedere Pompei è un dolore. La città archeologica più bella del mondo abbandonata. Siamo in un Paese in cui stanno chiudendo musei, biblioteche. Il Governo francese spende per il Louvre più di quanto quello italiano spende per l'intera rete museale. Molti pugliesi emigravano per fare cinema così ho portato il cinema in Puglia, e questo mi ha portato un sacco di quattrini. Abbiamo trovato l'innesto tra cultura e produzione. L'industria italiana si è privata dell'innovazione. Il lavoro ce lo dobbiamo inventare, anche recuperando antichi mestieri dato che c'è un pubblico sempre più vasto che cerca prodotti di qualità " e su questa ultima affermazione cita un aneddoto legato al maestro Muti.
Infine, in pochi passi ma findamentali, gli obiettivi del leader di Sel senza rinunciare ad un attacco all'ex premier: "Quello del berlusconismo è stato un governo pornografico dittatoriale. Sta tornando l'empietà , una crudeltà programmatica nel mondo della disabilità . Questo è il momento di riorganizzare la città per le persone disabili. Dobbiamo occuparci più dei bimbi, strumentalizzati come veicoli di consumi. Dobbiamo prenderci sulle spalle gli anziani. Penso che si debba essere delicati con le persone, anche quelle che combattiamo, ma dobbiamo essere intransigenti con le idee. Io voglio vincere ma voglio che la parola abbia un significato collettivo. Voglio che ci sia un ricambio generalizzato della società . Voglio che possa vincere chi lotta per la precarietà , chi crede nella scuola e nella cultura. Se posso vincere credo che abbiano vinto anche loro, e quindi abbiamo vinto insieme".