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Ottantenne rimane chiuso per ore nella cantina degli attrezzi

La figlia, dato che non rispondeva al telefono, è andato a cercarlo e lo ha liberato

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"Una brutta avventura che non credevo proprio potesse accadermi e proprio a questa età". E' il primo commento  che ci riferisce: D.F., quasi ottantenne, lucignanese da generazioni, in merito allo sfortunato episodio capitatogli l'altro giorno, che lo ha visto, incolpevole protagonista, quando si è ritrovato "prigioniero, nel sottostante ripostiglio della casa. Una spiacevole situazione con un lieto finale. Giovedì mattina l'uomo, vedovo e residente con la famiglia della figlia, si alza molto presto come suo solito, intanto la figlia ed il genero partono per andare a lavorare per fare ritorno alle 19 circa. Sono le 9.30 quanto l'anziano va nel ripostiglio, una volta garage della sua Fiat 600, dove l'ampiezza della stanza gli permette di tenere tutta una serie di attrezzi per "il fai da te" che gli consentono di "trafficare" e di fare piccoli lavori di manutenzione per la casa. "Tanto per sentirmi utile e per tenere allenato sia il corpo che la mente" dice l'uomo. La passione per l'hobbistica gli fa trascorrere piacevolmente alcune ore della giornata, ed anche quella mattina, solo il rintocco delle campane della Collegiata, che segnalano mezzogiorno, lo distolgono dal suo lavoro. "E' già tardi, prepariamoci qualcosa da mangiare, ma prima prendiamo le medicine". Dopo vane ricerche nelle tasche, comprende di averle lasciate in cucina. Fa per aprire la porta di ferro e questa non si apre. La chiave è nel buco esterno. L'uomo cerca in ogni modo di aprirla, ma sono inutili i suoi tentativi. Ci potrebbe essere la possibilità di rompere in qualche modo la serratura, ma il rispetto che ha della proprietà gli fa scartare subito questa ipotesi. "Rischiavo di rovinare tutto e di non riuscire ad aprire ugualmente, visto la composizione della porta" dirà poi. Passano le ore ed ecco alle 15 la consueta giornaliera telefonata della figlia per un salutino di controllo. Il telefono, quello fisso, dato che il cellulare non vuole tenerlo, continua a squillare più volte, ma l'anziano è bloccato lì. Intanto l'uomo, con la calma che gli ha insegnato la vita, decide di continuare a lavorare. "Non rispondendo al telefono, vedrai che arriverà mia figlia e tutto si aggiusterà". Dice l'uomo con qualche piccolo timore per non aver potuto prendere le medicine, per lui fondamentali. Nel frattempo la figlia, dopo ripetuti tentativi andati a vuoto di parlare al telefono con il padre decide di uscire prima dal lavoro e dopo 40 minuti di macchina arriva a casa. Con il cuore che le batte a mille inizia a chiamare il babbo, che dopo qualche secondo gli risponde con tutta calma e le fa capire dove si trova. La donna prova a girare la chiave, ma non funziona. Allora corre a chiamare un vicino che con l'attrezzatura giusta riesce ad aprire la porta. Una maledetta molla rotta aveva bloccato l'ingranaggio di apertura. L'uomo, mentre la figlia l'abbraccia, con calma serafica dice: "finalmente ho avuto il tempo di finire quel mio banchetto. Ora però ho fame, ma prima fammi prendere le mie medicine, mentre mi prepari qualcosa da mangiare". "Perché vi ho raccontato il fatto"?, dice l'arzillo nonnino. " Solo per dire che quelli della mia età possono dimostrare, più di tanti "giovinotti", che abbiamo ancora intatte le facoltà di lucidità e di sangue freddo che la nostra trascorsa vita dura ci ha forgiato. A questa età non siamo ancora da buttare via". E ci lascia per scendere nella sua stanza da lavoro, con la porta tenuta sempre aperta, anche se è stata riparata. "non si sa mai". Dice a tutti sorridendo.

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