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Capitolo VIII

Una vigilia movimentata

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“Mamma mia che casino! Ci toccherà fare mezzora di fila”, dice Roberta rassegnata. “Eh, io ve l’avevo detto che era una bega venire al Dolceverde a quest’ora di sabato sera. Armiamoci di santa pazienza”, commenta Carolina con un velo di soddisfazione per la sua avverata previsione. “Ragazzi, scusate eh, ma quanto è che non venite a ballare? – interviene Mauro – Noi abbiamo preso il tavolo, quindi la fila la saltiamo, sennò mica si veniva qua all’una e mezzo”, e indica agli amici di imboccare la transenna parallela alla lunga coda di ragazzi. “Grande Meu, sei sempre il solito organizzatore perfetto – si congratula Alessandro – Ma il Rana dov’è?”. “Sono qua – recita una voce d’oltretomba da dietro un cespuglio – Due minuti e arrivo”. “Ma che era andato a pisciare ora?”, chiede Carolina agli amici. “Macché pisciare – risponde Mauro – Sarà andato a vomitare. A cena ha bevuto come una spugna zuppa e nel viaggio in macchina stava dietro, bianco come un morto e non ha detto una parola per tutto il tempo”. “E’ sempre il solito coglione comunque – interviene Roberta – Possibile che si deve sempre ridurre così?”. “Amore, anche se non posso certo permettermi di fare la morale a nessuno, stavolta ti do quasi ragione – risponde Mauro – Questo domani alle 11 voglio vedere se arriva puntuale all’appuntamento”. “Alle 11 spaccate sarò là, puntuale come un orologio svizzero, non vi preoccupate - dice Giacomo uscendo fuori dal cespuglio un po’ malconcio, ma decisamente rinvigorito - Andiamo a ‘sto cazzo di tavolo, dai”. I cinque amici imboccano la transenna e si incamminano verso l’ingresso della discoteca. “Nome del tavolo?”, gli dice l’enorme buttafuori davanti a loro. “Tavolo CASTRO”, risponde Mauro con soddisfazione. “Castro... Castro... Eccolo – risponde il buttafuori – Siete in cinque vero?”. “Sì, cinque”, risponde Mauro mostrando al buttafuori il gruppetto di amici. “Venticinque a testa ragazzi  - dice il buttafuoti - pagate qua alla cassa e poi quella hostess vi accompagna al vostro tavolo”, e indica una bella ragazza a pochi metri da loro che li guarda e sorride. Pagato l’ingresso, i cinque amici la raggiungono. “Ciao ragazzi, sono Martina, piacere – dice la giovane – Tavolo ‘Castro’, giusto? Seguitemi”. I cinque si incamminano sulla scia della hostess. “Anche il nome del tavolo, sei proprio un fissato del cazzo”, dice a bassa voce Carolina a Mauro. “Beh, Mina, bisogna caricarci un po’ per domattina, no?”. “Io sono già CARICHISSIMO”, dice Giacomo mentre balla in modo improbabile la musica che anima la sala al coperto della discoteca che i cinque ragazzi la attraversano guidati dalla hostess. “Ah, ho capito, questo è briaco fradicio – commenta Alessandro ad alta voce – Speriamo non ci tocchi fare a cazzotti stasera”. Raggiunto il tavolo, la hostess consegna ai cinque amici un buono per le bevute a testa e li saluta. “Oh gente – dice Mauro – Che si pende con questi? Se non ricordo bene ci scappa una boccia di superalcolico più bibita e un po’ di frutta”. “Bella storia, Meu – commenta Giacomo – Io voto vodka senza ombra di dubbio!”. “Ci sta”, lo spalleggia Alessandro. “Ok, vodka anche per me”, dice Roberta. “Io anche se volessi qualcos’altro a questo punto dico che mi va bene la voka”, interviene critica Carolina. Intanto arriva al tavolo un ragazzo vestito di nero. “Cosa vi porto da bere ragazzi?”. “Vodka, Lemon Soda e Redbull”, risponde Mauro porgendogli i cinque buoni. “Ok ragazzi, ma per portarvi questa roba vi devo chiedere una ‘giunta’ di 20 euro, che cinque buoni bevuta non bastano”, risponde lo stewart garbatamente. “Alò, ma che cazzo dici? – interviene Giacomo con arroganza – Vi s’è pagato 125 euro e ora non ci portate manco una boccia di vodka?” . “Mi dispiace, ma non posso fare altrimenti, ragazzi”, risponde un po’ scocciato lo stewart. “Ma va a cacare, coglione”, lo insulta Giacomo. Senza dire una parola, lo stewart si gira e se ne va. “Rana, ma che cazzo fai? Non è mica colpa sua... Ci vuoi far buttare fuori?”, lo rimprovera Alessandro. “Sei proprio un coglione”, dice Carolina con disprezzo. “Ragazzi, mi ha fatto incazzare quel tipo -  si giustifica Giacomo – Sono sempre a spillare...”, non fa in tempo a finire la frare che viene preso per la collottola. “Se non ti sta bene come funzionano le cose qua dentro, resta a casa - gli dice un buttafuori minaccioso, con alle spalle lo stewart – Ecco perché adesso prendi e ti levi dai coglioni”. “Dai, scusa. Non volevamo creare casini – dice Mauro con fare da paciere – Ora gli chiede scusa e tutto a posto come prima ok?”. “No, ok una bella sega – risponde il buttafuori – Qua dentro le regole le faccio io e lui adesso se ne torna a casa”. “Eh no, cazzo – risponde Mauro con spocchia – Noi s’è pagato e noi si resta dentro”. “Ah è così che la metti? – risponde l’armadio – Allora sai che? Ve ne tornate tutti a casa”. E fa un cenno a un collega a una decina di metri. Il secondo buttafuori lo raggiunge. “Cosa succede, Secco?”, gli fa il secondo buttafuori. “Succede che qui abbiamo cinque piantagrane entrati dieci minuti fa che ora se ne tornano a casina e vanno a lettino – gli risponde – Forza ragazzi, fuori dai coglioni”, e prendono per un braccio uno Mauro e l’altro Giacomo, mentre Alessandro, Roberta e Carolina guardano con fare intimorito. I due buttafuori accompagnano all’ingresso i cinque ragazzi e li buttano fuori. “Bella storia ragazzi – dice Mauro – Abbiamo battuto il record di velocità per essere buttati fuori da Dolceverde, ma almeno domani siamo belli freschi per il tunnel del Castro”. “Sei proprio un cretino”, gli rispondono Alessandro, Roberta e Carolina, mentre Giacomo se ne sta zitto afflitto dai sensi di colpa.

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