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La recensione: "Educazione siberiana" un film che fa volare alto il cinema italiano

All'interno tutti i titoli NOVITA' il commento di Roberta Maggi su "Viva la libertà"

a cura della Redazione
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Finalmente qualcuno in Italia che esce dal coro e decide di fare cinema volando alto. Qualcuno che sale su un metaforico aereo e lascia gli altri a terra, osservandoli agitarsi in commedie ricche solo di situazioni grottesche e povere di contenuto. Gabriele Salvatores con “Educazione siberiana” realizza un film europeo. Il lavoro è tratto dall’omonimo libro di Nicolaj Lilin che racconta la vita di un bambino e dei suoi piccoli amici nella comunità Urka, antico popolo guerriero della Siberia. Gabriele Salvatores punta su grandi paesaggi innevati e su vicoli illuminati dal giallo dei lampioni, visioni che rammentano Tolstoj e indicano in Dickens un modello da seguire ogni qualvolta si voglia raccontare storie di bambini sfortunati. Al centro della narrazione c’è nonno Kouja, uno splendido John Malkovich che, al di là delle espressioni “gigione” a cui si abbandona ogni tanto, resta un attore in grado di riempire da solo un film. Bravissimi i piccoli interpreti, una “banda” di quattro ragazzini, a cui si aggiunge la figlia del dottore Xenia, ritardata mentale e per questo fragile e indifesa. Piccoli amici, ognuno con le sue caratteristiche, molto vicini appunto alla letteratura inglese dell’Ottocento ma anche a quella americana delle “Avventure di Tom Sawyer”. Da grandi sulla scena rimangono Kolima e Gagarin, i due nemici amici. Il primo ligio ai doveri di una comunità che cerca a stento di non farsi permeare da ciò che accade intorno: “il muro è caduto – dice Kolima a Gagarin appena uscito dal riformatorio – al posto dei sovietici  sono arrivati i russi ma non è cambiato niente” . Il secondo ormai fagocitato dalla malavita e dalle sue sfrontatezze. Interpretati da due attori lituani entrambi di grande espressività, rappresentano un valore aggiunto alla vicenda che benissimo si regge su due fronti, quello della fanciullezza e adolescenza e quello della giovinezza ormai piena, senza perdere mai di vista ritmo e senso degli eventi. Accanto a costumi e ambientazioni perfette, la colonna sonora. E se fa sorridere leggermente il rock russo sconosciuto nel resto d’Europa, ben rielaborato da Mauro Pagani, emoziona il cuore la scena più bella del film: i cinque ragazzi sulla giostra, alla periferia della città, su un campo innevato accompagnati dalla musica “occidentale” di David Bowie “Absolute beginners”. E’ un momento di liberà assoluta, non solo dal regime ma anche dalle briglie della comunità, libertà che lo spettatore stesso può respirare ed esserne contaminato. Condividiamo Barbara Sorrentini che su “Micromega” ha scritto “Educazione siberiana è un film coraggioso e unico nel panorama produttivo del nostro paese. Gabriele Salvatores qui è un funambolo dell’immagine e dimostra grande libertà seppur ingabbiato dal clima rigido e suggestivo della Siberia e dalle difficili pagine di Nicola Lilin. Un esempio perfetto per dimostrare che anche in Italia il cinema può volare alto”.

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