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La recensione: "La frode" un ottimo film di genere, con un bravo Richard Gere

All'interno della rubrica tutti i titoli in sala e CERCASI COMPARSE ENTRO SABATO 23 MARZO

a cura della Redazione
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Elegante e raffinato, con un’ottima fotografia e dei caldi notturni. “La frode” è un film che punta il dito sullo spietato mondo degli affari e parallelamente sul patinato universo della vita sociale ad alti livelli, non risparmiando nessuno e scattando un’immagine, come in un book fotografico, di ciò che realmente si nasconde dietro l’alta finanza. Magnificamente interpretato da Richard Gere, Robert Miller è un tycoon amato e carismatico, un “patriarca” come si definisce in uno stretto colloquio con la figlia Brooke ( Brit Marling) che per salvare il suo impero non si fa alcun scrupolo, neppure quello di non confessare che era alla guida dell’auto di Julie la sua amante francese (Laetitia Casta) la notte in cui l'auto esce di strada e la ragazza muore. Il più classico insomma degli squali insomma, spietatomestierante degli affari e al tempo stesso  buon padre di famiglia, filantropo e benefattore. In questo meccanismo perfetto si inseriscono l’incidente, la morte di Julie e le indagini dai metodi estremi del poliziotto ( Tim Roth) nonchè qualche “contrattempo” legato al lavoro. Da li l’intreccio perfetto, curato nel dettaglio a livello di immagini dal regista Nicholas Jarecki che non si perde mai matenendo sempre ben marcati intreccio e finalità. E’ per questo che il film per i suoi 107minuti di durata fila alla grande e non annoia. L’immagine è all’insegna del lusso anni Ottanta, la colonna sonora all’altezza della situazione, l’intrigo degno di un buon noir. Il regista descrive un’aristocrazia dell’alta finanza senza regole se non quella del denaro e del potere ben nascosta sotto la cortina della beneficenza, della filantropia. La giustizia americana ancora una volta la si vede piegata al migliore offerente a chi cioè, anche se viene da Harlem, ha qualcuno che può pagargli il migliore avvocato. La società dominata da figure forti e dalla logica che tutto si aggiusta in un modo o in un altro come dice la singoraMiller al marito, una brava Susan Sarandon. Condividiamo il giudizio di “Movies.it” laddove scrive “ottimo il cast, solida la sceneggiatura, intelligente e umile la regia”. Un film di genere che ha il pregio di essere costato poco, dal momento che si tratta di una pellicola indipendente e di far vivere sensazioni molto vicine alla realtà.

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