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La recensione: Ironman 3 ovvero quando un eroe è molto uomo e poco super

All'interno tutti i titoli in sala e il commento su "Oblivion" e "Attacco al potere"

a cura della Redazione
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Un uomo d’acciaio ma con un cuore che sta giusto a pochi centimetri dal propulsore. Un cuore che non gli permette più di agire solo per se stesso ma “per la cosa senza la quale non potrei più vivere” dice lo stesso Stark/Iron man riferito alla sua donna Pepper. L’eccentrico miliardario Tony Stark ( Robert Downey jr) è ora uno scienziato stanco, che non dorme e continua a creare macchine senza un filo conduttore ben preciso. Vive con Pepper Potts ( Gwyneth Paltrow) nella splendida villa di Malibu Point ed ha sempre al suo fianco la fedele guardia del corpo Happy. Poi, siccome le colpe anche involontarie del passato tornano sempre a farsi sentire, dovrà fare i conti con Aldrich Killian (Guy Pearce) che, sotto le mentite spoglie del Mandarino gli farà passare momenti difficili. Sulla carta la trama di “Iron man 3” già campione di incassi dopo pochi giorni di programmazione, è semplice. Peccato che il regista, a tratti, si perda qua e la in particolari che rendono complicato seguire il film e non aggiungono nulla. Gli attori maschi sono bravi, Robert Downey Jr è un supereroe atipico, un pò come il collega Daniel Craig è uno 007 fuori dai canoni, con una sfera psicologica che emerge e incide sull'azione. Downwy è un interprete glamour ma nevrotico come impone la società moderna, esprime tormento con gli occhi ed adotta un comportamento a metà tra lo stravagante e lo svagato che rende il suo personaggio quasi più comico-ironico che serio salvatore del mondo. Diciamo che è un supereroe molto umano e sui generis, gradevole da seguire ma ovviamente molto poco epico. Accanto a lui il cattivissimo è Guy Pearce, istrionico e bravissimo, con lo sguardo giustamente satanico e un fisico che ben si sposa con il personaggio “di fuoco”. Don Cheadle ha qui una parte che, senza definire secondaria, non da modo di studiarlo ma è pur sempre uno degli interpreti più increscita di Hollywood.  Chi più di tutti regala, sebbene nell’esiguità del ruolo, momenti di raffinata comicità è Ben Kingsley, irresistibile nel suo Mandarino tanto posticcio quanto divertente ( la scena di Stark/Iron nella stanza del Mandarino è la migliore del film). Per il resto i ruoli femminili sono piuttosto scialbi e anche la bella Gwyneth, decisamente sotto tono, non da la marcia in più alla parte rosa del film. La sceneggiatura, firmata dallo stesso regista, Shane Black, ha molti lati “oscuri”. Nel complesso “Iron man 3” però è un film che si vede bene, che si vive in prima persona, sempre con il sorriso sulle labbra ma mai con l’afflato epico che spesso caratterizza i kolossal con i supereroi. “C'è molta, troppa carne al fuoco – scrive giustamente Marianna Cappi su “My movies” - e qualche costoletta di narrazione ne fa le spese e non riceve sufficiente cottura”. Per concludere una piccola annotazione per i nostalgici: il Capodanno 1999/2000 con “Blue” pezzo disco che fece epoca è da “saudade”. 

Giudizio ***

* si può anche non vedere ** vedibile *** buono **** da non perdere

 

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