Proseguiamo il nostro percorso nel racconto della nostra Costituzione. Questo mese ci dedichiamo ai primi tre articoli
L’articolo 1 definisce la forma del nostro stato. Esso è una Repubblica democratica, nella quale, dunque, le cariche politiche, a cominciare dal vertice, sono designate mediante libere elezioni e secondo il principio di rappresentanza. L’articolo prosegue affermando solennemente che la sovranità appartiene al popolo ma, subito dopo, precisa che tale attribuzione si svolge nelle forme e nei limiti sanciti dalla Costituzione. Questa precisazione non è retorica, in quanto serve ad evitare gli eccessi e le derive della cosiddetta democrazia diretta che in alcuni sistemi dittatoriali o pseudo-repubblicani che si erano visti anche prima della seconda guerra.
L’articolo 2 può essere considerato come il principio supremo del nostro ordinamento, una sorta di programma e di scopo della stessa organizzazione dello Stato italiano.
Esso, infatti, afferma come priorità assoluta i diritti inviolabili della persona e ne riconosce il prima sia come singolo, sia come parte di una qualche organizzazione sociale, con ciò riconoscendo che la personalità e la realizzazione dell’individuo costituiscono il bene più importante e che esse si esplicano anche nei cosiddetti “corpi intermedi”, ossia quelle realtà sociali che si frappongono tra lo Stato e l’individuo stesso.
L’articolo 3 stabilisce il principio uguaglianza. E’ importante sottolineare che lo Stato si impegna sia ad un’uguaglianza formale che ad un’uguaglianza sostanziale.
La prima è il divieto di discriminare le persone, trattandole diversamente dinanzi alla legge, per differenze sociali, economiche, etniche, religiose, politiche o quant’altro.
La seconda è l’impegno, mai definitivamente attuato, a rimuovere quegli ostacoli che, di fatto, rendono l’uguaglianza un obiettivo ancora da raggiungere. Insomma, lo Stato non può stare solo a guardare limitandosi a trattare tutti ugualmente, deve anche agire perché i cittadini siano posti in condizioni tali da potere essere trattati nello stesso modo tra di loro.
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