La giornata di Marco Presta inizia presta con la sveglia alle 6.00. Caffé velocissimo, vestiti preparati sulle sedie della cucina come Fantozzi e partenza da casa con arrivo in radio attorno alle 6.45. Si lavora con Antonello Dose fino alle 8.00 circa e dopo la diretta si resta fino a pranzo per preparare qualche idea per il giorno seguente. Dopodichè si torna a casa in stato di dormiveglia ma non si riesce a riposare nemmeno un minuto durante il pomeriggio. “Sì, dormo molto poco – racconta ai “giardinieri delle idee” Marco Presta al suo arrivo in città nel primo pomeriggio di sabato – probabilmente poco più di Berlusconi, anche se credo che se il cavaliere dormisse di più potrebbe senza dubbio essere più incisivo”. In una Sala delle Muse ancora da tutto esaurito il pubblico del Giardino delle IDEE si scalda subito le mani, comprendendo ben presto che il pomeriggio sarà uno di quelli da raccontare agli amici. Marco Presta è uno dei migliori autori e conduttori radiofonici italiani. In coppia con Antonello Dose anima da molti anni la mattinata di Radio 2 con “Il ruggito del coniglio”. Scrive su “Il Messaggero” e su “Il Misfatto”, allegato satirico de “il Fatto Quotidiano”.
“A scanso di equivoci vi dico subito – continua Presta – che non ho mai pensato di abbandonare l’Italia, neppure durante il governo Monti. Sono un privilegiato e facendo il lavoro che faccio sono contento di vivere in Italia. E’ come i ravioli: la satira è un prodotto made in Italy. Ogni giorno ci sono almeno quattro cinque notizie di straordinaria comicità, che difficilmente troverei negli altri Paesi europei”. Ancora applausi, risate: i “conigli” in sala si divertono e lo fanno percepire a Presta che non si risparmia, in un susseguirsi di battute e simpatici siparietti con le conduttrici Barbara Bianconi e Nadia Frulli. “Giovanni è un uomo buono, mite e prudente – ricorda Presta introducendo il suo nuovo romanzo, già campione d’incassi - lavora con dedizione nel suo piccolo vivaio alla periferia della città, fronteggiando con pazienza foglie secche e inclementi condizioni climatiche urbane”. E’ amato dalla quasi totalità della vegetazione del suo vivaio – “le piante lo adoravano e tra loro parlavano bene di lui attraverso il terreno, molte lo stimavano e lo consideravano un benefattore, tranne un vecchio limone, che ce l'aveva con Giovanni per motivi personali e per questo non gli dava mai frutti” - non riesce purtroppo a suscitare la medesima stima negli esseri umani. Le persone faticano a comprendere la serenità con cui affronta quella sua piccola vita. Una mattina come le altre, sgomitando al bar per conquistare un cornetto alla marmellata, Giovanni si sente molto triste perché “siamo capaci di resistere a malattie, grandi abbandoni, dolori laceranti, poi una piccola prepotenza in un bar ci fa sentire tutto insieme il peso di queste sopportazioni e ci schianta”. “Giovanni scopre però all'improvviso di possedere un dono straordinario – aggiunge Presta - al suo passaggio, il mondo torna al proprio aspetto originario, al proprio ordine naturale. Così, in pochi giorni, il Paese è investito da una serie di cambiamenti eccezionali”. Si sa, i cambiamenti non piacciono. Marco Presta è tornato con un romanzo intelligente e divertentissimo sul potere di sconvolgere in meglio le cose. E ogni superpotere è un dono ma anche una condanna. “Ho deciso di giocare con i meccanismi del giallo – ricorda divertito Presta – perché volevo raccontare un Paese sottosopra in cui il buonsenso è l’eccezione e la normalità è la più radicale delle rivoluzioni. Un Paese molto simile al nostro”. Arriva il momento del reading. Marco Presta decide di leggere alcuni brani tratti dal libro: al Giardino convince i suoi lettori come scrittore ed entusiasma gli spettatori come lettore/attore.Semplicemente fantastico.Applausi, ancora, tanti e convinti. Conquista il pubblico di un pomeriggio davvero pieno zeppo di ironia intelligente. “Ho deciso di trascorrere il weekend ad Arezzo – conclude Presta – voglio visitare la città e le sue bellezze: Piero della Francesca, Vasari e Cimabue”. Al termine consueta ordinata fila al desk libreria per acquistare una o più copie de “Il Piantagrane” – come al solito esauriti - da regalare agli amici o semplicemente per fermare nella memoria un incontro speciale. E poi tutti a degustare specialità aretine a due passi dagli affreschi di Piero.

