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Gnicche torna in città, e riempie Piazza San Domenico - FOTO

Strepitoso successo di pubblico per lo spettacolo sulla storia di Federigo Bobini

a cura della Redazione
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Non c'era più una sedia libera, in Piazza San Domenico, già mezz'ora prima dell'inizio dello spettacolo. La risposta del pubblico e degli aretini è stata questa. La piazza gremita in ogni ordine di posto, gente a sedere in terra davanti alla prima fila, sulle panchine della piazza, sugli scalini davanti ai portoni, sui marciapiedi. Un successo decretato dal pubblico presente, un successo di gradimento sottolineato da minuti di applausi alla fine, dopo svariati applausi a scena aperta. Erano tutti li, per vedere Gnicche. Il famoso, o famigerato, brigante gentiluomo, vissuto nella seconda metà dell'800 ad Arezzo.

Lo spettacolo si svolge interamente davanti ad un'osteria, dove la gente di Arezzo passa, si ferma, mangia, beve e si incontra. Ma soprattutto parla e racconta. Alcuni degli episodi famosi della vita di Gnicche, lo vedono protagonista sul palco, altri vengono solo raccontati dagli altri attori. In un'ora e mezza di spettacolo non si rivive solamente la storia del brigante, ma si vive la sua personale vicenda, che lo portò alla prematura fine che fece a soli 26 anni. Si passa dai momenti comici puri, i dialoghi con lo Stoppa, o con Dedo, a momenti intensi e drammatici, quando lo Gnicche, appena ucciso il giovane carabiniere, arriva in lacrime e disperato alla locanda, seguito da Francesca. L'episodio è storia reale, dato che il primo omicidio addebitato al Bobini fu proprio quello di un carabiniere, avvenuto durante una colluttazione proprio alla casa dell'amata Francesca, a Santa Firmina. L'ora e mezza fila via veloce, anche troppo. Poi, improvvisa, la scena madre. Quando si arriva all'epilogo, non si sarebbe ancora pronti a viverlo. Si vorrebbe essere ancora rapiti dalla scena e dall'assoluta bravura di tutti gli attori. Ma l'improvvisa fine è voluta, come improvvisa fu la fine del brigante. Gnicche viene colpito e muore, disteso sul tavolo della locanda che ha fatto da scenografia alla sua vita teatrale. Nella realtà, nel 1871, venne catturato per l'ennesima volta dai carabinieri, tentò per l'ennesima volta la fuga e venne colpito a morte, alla schiena, giungendo senza vita alla caserma.

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