Presenza di specialità cliniche dedicate alle principali patologie di interesse femminile e appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici: sono questi i criteri di valutazione che consentono agli ospedali di ottenere uno, due o tre “Bollini Rosa”, il riconoscimento che l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) attribuisce alle strutture attente alla salute femminile.
E ancora: offerte di servizi aggiuntivi che cambiano l’approccio con l’ospedale, dalla documentazione informativa multilingue alla mediazione culturale, dalla dieta personalizzata per particolari esigenze o motivi religiosi al servizio di assistenza sociale e servizi alberghieri convenzionati.
Quest’anno sono 230 gli ospedali premiati: 65 con il massimo riconoscimento (tre bollini, e fra questi il San Donato), 105 con due bollini (tra questi La Gruccia) e 60 con un bollino.
Questa mattina a Palazzo Chigi, sede della presidenza del consiglio, si è svolta la cerimonia di consegna degli attestati e dei riconoscimenti, evento al quale erano ovviamente presenti anche i rappresentanti dei due ospedali aretini.
OSPEDALE SAN DONATO DI AREZZO
Per la seconda volta consecutiva l'Ospedale Sa Donato di Arezzo ha ricevuto il riconoscimento, ma questa volta sono tre i bollini ottenuti, il massimo previsto destinato alle strutture ospedaliere di eccellenza nella cura delle patologie femminili. "Abbiamo presentato i nostri servizi rivolti alle patologie delle donne e, malgrado l'adozione di parametri di valutazione più complessi . dichiara Lucia Grazia Campanile, direttore sanitario del Presidio aretino - abbiamo non solo confermato il risultato del 2012 ma abbiamo ottenuto il massimo riconoscimento, i tre bollini rosa, a conferma di un continuo processo di miglioramento".
L'Ospedale ha messo in evidenza i suoi fiori all'occhiello. Prima di tutto il "Percorso Codice Rosa" nato nel gennaio 2012 che si aggiunge ai codici colore di priorità già attivi nei Pronto Soccorso ( bianco, azzurro, verde, giallo, rosso ) con l’obiettivo di tutelare le fasce deboli della popolazione che possono essere maggiormente soggette a episodi di abuso e violenza: donne, bambini, anziani, disabili, omosessuali ecc. Il codice rosa serve ad identificare i casi di Violenza, anche quando non sono dichiarati apertamente, e ad attivare immediatamente un percorso interdisciplinare e interistituzionale di tutela gestito da personale socio–sanitario, forze dell’ordine, magistrati, assistenti sociali e psicologi volontari dell'associazione antiviolenza.”
Identifica un percorso intraospedaliero codificato da procedure condivise e da specifici protocolli che vede l'accoglienza e cura della vittima di violenza in un luogo riservato e dedicato (stanza codice rosa) dove le varie figure sanitarie (medico di PS, infermiere, pediatra, ginecologo, ostetrica, infettivologo, psicologo ecc. ) si alternano e cooperano , a seconda delle necessità del caso, alle forze dell'ordine sia con finalità di cura che di repertamento di prove a scopo giudiziario. Al termine del Codice Rosa alla vittima viene prospettato un percorso di uscita dalla violenza strutturato in base alla gravità e necessità della vittima stessa, questo avvalendosi della rete dei servizi già esistenti sul territorio: consultori-assistenti sociali, sportelli provinciali antiviolenza, centro antiviolenza di Arezzo (“Pronto Donna”) con l'introduzione della vittima in case accoglienza segrete per i casi più gravi .
Tra i percorsi segnalati all'osservatorio anche la rivisitazione, in collaborazione con la struttura di Educazione alla Salute, la UOP Dietetica Professionale e l’ UOS di Nutrizione Clinica, il percorso per i Disturbi del Comportamento Alimentare con interventi cognitivo – comportamentali individuali e di gruppo.
Ha contribuito alla valutazione anche il percorso, adottato dalla UOC di Ostetricia e Ginecologia in collaborazione con la di UOC Anestesia e Rianimazione , relativo ad aspetti assistenziali non troppo conosciuti ma che rappresentano, nella vita di una donna e dell’intero nucleo familiare, momenti traumatici e, talvolta, eventi luttuosi che segnano profondamente ogni persona di qualsiasi fede, etnia o cittadinanza: casi quali la morte endouterina del feto, l’interruzione di gravidanza oltre il 90° giorno di gestazione, l’assistenza ostetrica nelle epoche gestazionali estremamente basse.
Il filo conduttore di questo strumento operativo è il duplice aspetto assistenziale che, nel momento della degenza ospedaliera, accompagna tutti questi quadri patologici: il dolore fisico e la sofferenza psicologica. Il dolore, in questi casi ha necessità di una presa in carico tempestiva attivata attraverso una stretta collaborazione interdisciplinare che accompagna la donna fin dalle prime fasi dell’interruzione della gravidanza, causata da un’induzione farmacologica del parto.
Nello stesso modo la nascita di un bambino morto, o l’impossibilità di far proseguire una gravidanza per gravi patologie del feto o della madre, sono considerati eventi gravi e traumatici, a rischio di promuovere l’esordio di patologia psichiatrica nei genitori colpiti.
OSPEDALE S. MARIA ALLA GRUCCIA - VALDARNO
Due i bollini rosa del riconoscimento ottenuto dall’ospedale Santa Maria alla Gruccia del Valdarno da parte dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna.
Nel corso del 2013, in Valdarno si è ritenuto di approfondire la conoscenza ed di implementare l'organizzazione in tema di “salute mentale al femminile”. L'evento pubblico è stato gestito in collaborazione con l'UO Territoriale, l'UO Igiene Mentale, la UOP Dietetica Professionale. Le comunicazioni degli esperti sono state improntate alla prevenzione del disagio psichico durante quei cicli vitali della donna in cui la pressione mentale è più forte.
Con la collaborazione della UO Ostetricia e Ginecologia sono stati affrontate le problematiche tipiche dell'adolescenza come i disturbi del comportamento alimentare; si è inoltre parlato di femminilità e maternità centrando l'attenzione sull'incontro madre-bambino. Infine, si sono rivisitate in senso fisiologico e naturalistico le modificazioni del corpo della donna durante il climaterio.
Nel corso dell'incontro, ad integrazione delle terapie tradizionali, sono stati presentati alcuni trattamenti non convenzionali, quali il Mind-Fulness, i gruppi di aiuto, l' attività fisica adattata, la rete sociale nel nostro territorio.
Sempre di grande valore e con risultati importanti, il servizio presente nel pronto Soccorso della Gruccia già da circa due anni, del “Codice Rosa”, a tutela delle fasce più deboli della popolazione maggiormente soggette a episodi di abuso e violenza e le pregresse iniziative per la conoscenza e prevenzione dell'osteoporosi femminile.