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La legge contro il femminicido è folle, quasi quanto il concetto stesso di femminicidio

L'opinione de' Botoli

a cura della Redazione
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Il delitto di ieri in valtiberina, fa tornare sulla bocca di tutti anche qui ad Arezzo il “femminicidio”. Una parola inventata ad uopo, per identificare tutta una serie di reati che vengono commessi nei confronti delle donne. Contro questi reati, con gran clamore, è stato convertito in legge pochi giorni fa dal parlamento, un decreto legge che contiene tutte le nuove normative per combattere il fenomeno. Personalmente sono scandalizzato dal “femminicidio”, e ne analizzerò i motivi, ma per amor di informazione mi sono letto, questa mattina, l'intero testo della nuova legge. I cinque articoli su undici che ne trattano, perchè in realtà il decreto legge estivo, e l'attuale legge appena approvata, sono uno dei soliti mescoloni tutti italiani di normative diverse per argomenti completamente scollegati l'uno dall'altro. La cosa che più mi ha sorpreso nel leggere l'intero testo, è che non si parla mai di “femminicidio”, ne si indica come vittima dei crimini che si intendono perseguire, una persona di genere femminile. Solo in un unico punto, l'argomento della legge è una donna. Quando si parla di donna incinta. In tutto il resto del testo della legge si parla di crimini di genere, senza specificare se a commetterli è l'uomo verso la donna, o la donna verso l'uomo, o l'omosessuale verso chi gli è compagno in vita. La variabile che nella realtà dei fatti viene trattata dalla legge, è solo ed esclusivamente quella della relazione che c'è, o ci sia stata, fra i due attori, chi commette e chi subisce. Il PDF con il testo integrale della legge

Tutto questo mi sembra folle oltre ogni limite. Soprattutto se visto nel contesto. Chi ha promosso in ogni modo – secondo me sbagliando alla grande – una legge che tuteli di più le donne, si è visto “accontentare” da una normativa che di donne non parla, ma generalizza senza indicare se a subire il crimine sia la donna o l'uomo. In secondo luogo pone in essere come previste dalla legge, alcune variabili che porteranno, in tribunale, a un'enormità di casi in cui chi subisce – se sarà sopravvissuto alla violenza - dirà che c'era una relazione, e chi commette sosterrà che non è vero. A chi si darà ragione su questo argomento? Quali saranno le “prove” dell'esistenza di una relazione? Quale sarà la relazione che si considererà rientrante nella legge? Quella sentimentale? O quella sessuale? Il primo appuntamento seguito magari da violenze come verrà considerato? Facente parte di una relazione o no? Ecco alcune domande che dimostrano che, al solito, il nostro parlamento ha approvato una legge-farsa che sarà stata utile solo ai politici, che nel corso della lunga discussione avranno perso tempo, intascato gettoni di presenza, emesso comunicati, rilasciato interviste, ottenuto visibilità e espresso opinioni. Ma senza arrivare a una soluzione vera del problema che gli veniva chiesto di risolvere

Ma se io fossi una donna, e non è così, sarei infuriato con chi ha inventato il termine “femminicidio”, e con chi lo usa e ne abusa. E sarei infuriato con chi chiede e ha chiesto a gran voce che i crimini contro le donne siano puniti più severamente. “Ma come” - protesterei - “secoli e secoli per ottenere una eguaglianza che, se non è proprio di fatto, almeno dovrebbe esserlo ed è protetta dalla legge; ed ora si va a chiedere una normativa diversa se a perdere la vita o subire violenza è una donna?”. Una follia, che va contro secoli di lotte, poche e difficili conquiste, e centinaia e migliaia di morti e sofferenze nei secoli. Considerare diverso uno stesso crimine – togliere la vita a qualcuno – se a subirlo è un uomo o una donna è aberrante. Lo è perchè se la logica è quella di voler punire di più chi commette l'omicidio nei confronti di una donna, lo si fa perchè la si considera più debole dell'uomo, e questo sancisce in via definitiva e per legge, una differenza che la maggior parte delle donne non vuole, non accetta e non assimilerà mai. Se fossi una donna vorrei gridare forte con tutta la voce che ho, che togliere la vita è un male uguale, chiunque sia a farlo e chiunque sia a subirlo. Uomo, donna, vecchio o bambino, è altrettanto grave e altrettanto aberrante.

E va tenuto di conto anche l'uomo, che nella questione si vede tacciato come un essere meno degno di rispetto. Secondo i sostenitori e fautori della legge contro il “femminicidio”, se la vittima è un uomo si può prendere la cosa meno sul serio? Se la vita che si perde per sempre è quella di un maschio, chi la toglie va punito di meno? Che significa questo? Questa è follia pura, follia degenerata, creata in parte anche dalla stampa, che sottolinea la donna vittima solo per vendere copie, approfittando del ben noto voyeurismo dell'Homo Sapiens Sapiens. Anche questo è un concetto che né l'uomo né la donna dovrebbero accettare.

Il punto è che l'uomo – razza, non genere - uccide. La razza umana è una delle poche che lo fa verso i suoi simili, e che lo fa anche, e spesso, per motivi gretti e insulsi. A volte addirittura per puro divertimento. E questa si che è una differenza, e grossa. Questo si che sarebbe un valido motivo per inasprire una pena che già in Italia è troppo lieve. Perchè in Italia, parliamoci chiaro, qualsiasi pena è troppo lieve. Perchè in Italia, fra sconti, amnistie, libere uscite etc etc, nessuno sconta mai la pena che gli viene comminata. Tutto questo nel nome della civiltà e delle redenzione del colpevole. Come se fosse possibile trovare una possibile redenzione per chi da fuoco a un barbone per il puro divertimento di farlo. Come se fosse possibile trovare la redenzione per chi ha ucciso qualcuno per la pura gioia di lanciargli un sasso da un cavalcavia dell'autostrada. Come se fosse possibile pensare a una redenzione per chi ha ucciso una ragazzina per il gusto di stuprarla in branco e poi provare, inutilmente, a cancellare le prove. Inaspriamo le pene, ma non per crimini contro le donne. Inaspriamole tutte, perchè togliere la vita a qualcuno è grave oltre ogni limite, ma per favore, per favore, basta parlare di femminicidio. Da donna non potrei mai accettarlo

E sono un uomo

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