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Violenza: Spi e Cgil in difesa delle donne

Ad iniziare dal lavoro. 8 novembre convegno in via Monte Cervino

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Contro ogni tipo di violenza sulle donne. Continua la mobilitazione di Cgil e Spi e dei rispettiviCoordinamenti donne. Il prossimo appuntamento è in programma per venerdì 8 novembre, alle ore 9, nei locali della Cgil di Arezzo. Dopo i saluti dei Segretari provinciali di Cgil e Spi, Alessandro Mugnai e Giuseppe Selvi, la relazione di Franca Rinaldelli. Quindi gli interventi della Senatrice Donella Mattesini, di AlessandraNocciolini,   ResponsabilePari Opportunità Provincia di Arezzo;: Patrizia Papi ,Presidente Pronto Donna Arezzo; SilviaGatto,  Asl 8, Responsabile Punto Rosa Pronto Soccorso Ospedale di Arezzo e di funzionari della Questura di Arezzo

Le conclusioni saranno di Alessandro Gabbrielli, Segretario Flc Cgil Arezzo e di Daniela Cappelli, Segretaria Generale Spi Cgil Toscana. Modererà Elza Poponcini, Segretaria Spi Cgl Arezzo

“Percombattere la violenza degli uomini contro le donne non basta più difenderci – affermano le donne di Spi e Cgil. E' necessario promuovere grandi campagne di denuncia e formazione obbligatoria per costruire, a partire dalle scuole, la cultura della libertà e del rispetto.
Bisogna intervenire sulla rappresentazione pubblica del corpo delle donne nei media e nella pubblicità con particolare attenzione al linguaggio anche nella descrizione dei femminicidi”.

I centriantiviolenza sono luoghi di interesse generale oltre ad avere una funzione importante contro la violenza e di sostegno alle donne. Devono essere quindi vanno finanziati adeguatamente e in modo costante. Così come è necessario migliorare le città, non solo per renderle più sicure, con maggiore attenzione al decoro urbano, alla riqualificazione dei quartieri, per costruire città a misura di donne.

Dal nostropunto di vista – continuano le donne di Spi e Cgil -   vogliamo porre all'attenzione di tutte e ditutti il legame che c'è tra violenza sulle donne e lavoro in due punti. Il primo riguarda il lavoro dal punto di vista dell'occupazione femminile che raggiunge solo il 47% contro una media europea che si avvicina al 60%. Il lavoro delle donne significa crescita e il lavoro per le donne, quando parliamo di violenza, significa libertà.

Il secondo punto riguarda laviolenza contro le donne sul lavoro. Un fenomeno troppo spesso sottovalutato e poco indagato, ma molto più ampio di quanto si possa credere e nella crisi e in un mercato del lavoro che o esclude le donne o rende le lavoratrici sempre più precarie e deboli assume diverse forme compreso il ricatto sessuale come la richiesta, più o meno velata, di "disponibilità" a donne che devonoessere assunte o che devono mantenere il posto o che chiedono un avanzamento di carriera. Gli ultimi dati diffusi dall'Istat datati, ma la situazione nella crisi non può che essere peggiorata purtroppo ci dicono che sono più di 800.000 le donne nel corso della loro vita sono state vittime di "pressioni", mezzo milione quelle a è stata chiesta una "disponibilità sessuale" al momento della ricerca del lavoro.


Altra forma di ricatto “Le dimissioni in bianco”. Nel 2008 – 2009 800.000 donne sono state costrette a lasciare il lavoro. Per quanto riguarda il mobbing, poi, chi occupa una posizione di lavoro temporanea o precaria è il ritenuto soggetto 'ideale': è maggiormente ricattabile (lo si può minacciare di licenziamento o trasferimento) e difficilmente si ribellerà, proprio per non accentuare la sua posizione già instabile, ma anche chi ha un impiego a tempo parziale è più facilmente vittima del mobbing, in quanto trascorre meno tempo degli altri sul luogo di lavoro e ciò viene sfruttato a suo svantaggio”.

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