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L'epilessia, una malattia fra pregiudizi e nuove forme di cura

Le alterazioni dello stato di coscienza in età pediatrica al centro di una giornata di studi (sabato) alla Gruccia

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- Sono quasi 1.500 i valdarnesi soffrono di epilessia. Più dell’uno per cento della popolazione.
L’epilessia è una patologia del cervello che si manifesta con crisi convulsive. Interessa nella nostra provincia più di 4.000 pazienti (seguiti dalla Asl) e in Italia 500 mila persone (di cui più della metà bambini e adolescenti). Sono molti gli aspetti di questa malattia da conoscere. Come molti sono i pregiudizi da cancellare.

Concentrandosi sull’aspetto legato ai bambini, di questo tema di cui si discuterà sabato prossimo alla Gruccia. nell’ambito del convegno su “Alterazioni dello stato di coscienza in età pediatrica”, promosso dalla Sezione di Neurologia del Valdarno e dall’Unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale di Santa Maria alla Gruccia.
La giornata di studi (che rientra nel piano formativo 2013 di medici, infermieri e OSS)  è aperta al pubblico: servirà a fare il punto sulla patologia esaminandola sotto le varie sfaccettature, pediatriche, neurologiche e cardiologiche.  Con inizio alle 8.30, di numerosi esperti per focalizzare l’attenzione sui comportamenti corretti da tenere nelle varie situazioni della vita dei piccoli pazienti. Saranno Antonio Cardinale, responsabile della Pediatria di vallata, e Graziano Buzzi referente del Centro Epilessia del Valdarno, a presentare i contenuti del seminario che analizzerà, tra l’altro, temi come le convulsioni febbrili in ospedale e nel territorio, le sincopi in età pediatrica, le epilessie in età preadolescenziale e adolescenziale. Ma si parlerà anche della gestione infermieristica e familiare delle epilessie e dell’esperienza dell’Associazione Italiana Contro l’Epilessia che dal 2011 opera in Valdarno.

Riguardo all’epilessia esistono ancora oggi moltissimi pregiudizi e non a caso viene definita malattia sociale. Si tratta di un pregiudizio storico che ha origine nell’800  quando nasce la neuroscienza: da allora e per molti decenni,  i soggetti colpiti da epilessia finivano in manicomio. In questo modo si è sedimentata l’idea che epilessia sia collegata a malattia mentale e psichiatrica, quando invece è tutt’altra cosa. Ma questo ha creato pregiudizio sia in nella società con ricadute sugli stessi soggetti che ne soffrono, che con difficoltà rendono nota questa loro condizione, a differenza di quanto avviene con altre patologie.

L’Epilessia è una “scarica parossistica nei neuroni cerebrali”: nel 30% dei casi siamo di fronte a forme genetiche, nel restante 70% sono forme acquisite. E’ bene sapere che dall’epilessia si può guarire, e comunque con i farmaci si può comunque tenere sotto controllo., pur avendo un 30% di soggetti che hanno forme di epilessia “farmacoresistenti”.

Si dice soffrissero di sindrome patologica grandi personaggi, come Alessandro Magno, Giulio Cesare, Giovanna D’Arco o Napoleone; certamente ne soffrivano Dostoewski, Flaubert, Paganini, Van Gogh, una prova che l’epilessia non lede le capacità intellettive, né il rendimento nella vita pratica. Nelle forme abituali non porta nessuna menomazione nell’ambito della vita quotidiana e del successo professionale.

L'epilessia è caratterizzata dalla ripetizione di crisi epilettiche, dovute ad una iperattività delle cellule nervose cerebrali (i cosiddetti "neuroni"). Si verifica infatti, paradossalmente, un eccesso di funzione del sistema nervoso: alcune cellule del cervello incominciano a lavorare ad un ritmo molto superiore al normale, producendo la cosiddetta scarica epilettica (che si registra con l’elettroencefalogramma) e la crisi  epilettica (che si riconosce dal resoconto o con l’osservazione del paziente).  

Molti epilettici portano uno speciale tesserino, una targhetta o un bracciale che comprovano la malattia. La maggior parte delle convulsioni dura solo 1-2 minuti. La prima regola, nel caso di pronto soccorso di una convulsione, è non immobilizzare o ostacolare i movimenti di un malato. non tenere la bocca aperta con la forza. Non porre oggetti fra i denti per evitare che il paziente si morda la lingua. Allentare eventuali indumenti, stretti, intorno al collo e posizionare qualcosa di morbido sotto la testa. Una volta terminata la crisi, poi, porre l’individuo in posizione laterale e attendere che torni in stato cosciente. Solo se una convulsione dura più di 5 minuti occorre chiamare il 118.

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