170 lavoratori in meno in 4 anni (ma ancora non basta, vogliono altre 32 teste), una speculazione edilizia concessa con vincolo occupazionale mai rispettato, un piano industriale presentato 4 anni fa e mai eseguito, 45 milioni d’investimento nel sito promessi e mai effettuati; questi alcuni dei numeri di Newlat a Sansepolcro. Un’arroganza imprenditoriale molto simile a quella di Fiat/Marchionne, questa di Tmt/Cometto. Scenario che fa pensare per un attimo a chi avrebbe dovuto vigilare e non l’ha fatto, a chi ha concesso senza impegni scritti, a chi era garante di quel piano industriale che a suo tempo (quando lo stabilimento fu venduto da Nestlè) venne considerato più affidabile rispetto a quello di altri possibili acquirenti. Oggi come ieri (perché così scivolano via tutti i marchi storici del paese) prendiamo atto che l’unica cosa da fare è vigilare su come ci si muove politicamente (certi che se qualcuno sbaglierà in futuro non pagherà nulla). Come già recentemente dichiarato ci sentiamo vicini alle famiglie che vivono momenti di ansia, disponibili a costituire un fronte comune contro l’ennesimo attacco sul fronte occupazionale che la nostra vallata sta subendo e solidali con le Parti Sociali e le loro decisioni. Chiaramente mettendo da subito dei punti fermi nella questione, ovvero che il compito dei Sindacati è quello di tutelare lavoro e lavoratori ma che quello della politica e di noi politici è quello di tutelare un territorio che oggi non può più permettersi di perdere livelli occupazionali. La proposta politica immediata è quella di aprire da subito un tavolo di concertazione permanente tra Istituzioni, Lavoratori e Parti Sociali (come riportato nella Mozione da noi presentata sull’Osservatorio del lavoro), finalizzato a scongiurare una guerra tra poveri che non gioverebbe a nessuno ed alla corretta e trasparente divulgazioni di notizie che immaginiamo si rincorreranno nei prossimi giorni.