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Naturalizzazione del vivente: tra filosofia e attualità

Ciclo di incontri organizzati dalla professoressa Roberta Lanfredini presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze

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Si svolgeranno il 3 e il 4 Giugno, presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze, in Via Bolognese 52, le giornate di studio su “Naturalizzazione del vivente e naturalizzazione dell’estetico”, organizzate dalla Professoressa Roberta Lanfredini, docente di Filosofia Teoretica.

Professoressa, cosa s’intende per Naturalizzazione?
“ Le giornate di studi su Naturalizzazione del vivente e naturalizzazione dell’estetico, che si terranno il 3 e il 4 Giugno presso il Dipartimento di Lettere e filosofia dell’Università di Firenze, proporranno innanzi tutto il problema , di ordine sia filosofico  che scientifico, della relazione fra “essere umano” e “natura”, quindi  fra “essere umano” e “ambiente”, o “essere umano” e “animale”.  Si considererà inoltre il problema teorico del rapporto fra mente (o meglio, coscienza) e cervello, e quindi fra scienze umane e neuroscienze e, infine,  sondata la possibilità  di ridurre la nozione cruciale di corpo vivo a qualcosa di oggettivabile, meccanico, artificiale.
Una delle grandi sfide della filosofia contemporanea  sta proprio nel proporre una teoria della corporeità  che ne comprenda l’integrità e irriducibilità. La materia vivente e cosciente contiene infatti in sé un ineludibile riferimento allo sguardo in prima persona (basti pensare al dolore, ma anche al vedere colori o udire suoni) che mal si adatta allo sguardo oggettivo, o in terza persona . Da qui il titolo, intorno al quale ruota non un solo problema, ma una costellazione di problemi”.

Qual’ è la figura del filosofo oggi e qual’ è il rapporto che lega “intellettuali e società”?
“La figura del filosofo oggi è  argomento molto delicato. Tale figura necessita infatti di una profonda trasformazione. Mai come oggi certi schemi concettuali, prese di posizioni intellettuali che si leggono nei giornali o invadono i sistemi di comunicazione appaiono tali da non risuonare più e da non suscitare più quello che invece la filosofia dovrebbe suscitare. La filosofia è pensiero dissonante,  l’irrompere di un punto di vista altro, in vista di una trasformazione dello stato (personale, sociale, individuale o collettivo) vigente. E’ così essenziale per la filosofia avere una forte ripercussione pratica.
Ma attenzione. Queste parole non devono suonare facili, semplicemente accattivanti. La filosofia, contrariamente a quel che si può pensare , è duro apprendistato. Purtroppo l’idea della serietà e del rigore è passata in second’ ordine, oppure  barattata con un eccesso di tecnicismo. Si vengono così a creare, in relazione alla figura del filosofo, tre degenerazioni: il filosofo pubblicitario, che propone facili slogan; il filosofo salottiero, che rivela l’inessenziale e l’accessorio; e infine il filosofo scolastico, che lima i suoi  argomenti rendendoli raffinati ma parziali e, nella maggior parte dei casi, del tutto auto-referenziali.
Imboccare quella via di mezzo virtuosa che consiste nel mantenere il rigore e la complessità del discorso filosofico,  riuscendo tuttavia nell’intento di dire qualcosa che possa avere valore per tutti, è la nuova sfida della filosofia.
Il rapporto fra intellettuale e società è quindi  un rapporto che deve essere ricucito. Occorre superare l’idea che problemi specifici, tecnici, difficili se vogliamo, non  possano uscire dalle aule universitarie  per toccare la vita delle persone. La vita delle persone, nella sua concretezza e durezza, ha infatti bisogno di essere rischiarata dal pensiero per poter essere descritta, valutata, e trasformata”. 

Quali sono le “proposte concrete” e quali i progetti che col suo gruppo di ricerca sta portando avanti?
“Le proposte concrete  del gruppo di ricerca Epistemologica  (http://www.epistemologica.it/) nascono da questo intento. A partire da ottobre alle Oblate si terrà un ciclo di incontri filosofici dal titolo Appuntamenti con la filosofia. Una lezione di un’ora per descrivere, di volta in volta, un nodo teorico cruciale (alcuni esempi:  il problema mente-corpo,  la relazione fra scienza e filosofia,  la nozione di divenire nella filosofia antica, il concetto di esperienza).
A partire da gennaio prenderà inoltre avvio il Corso di Perfezionamento in Architettura della conoscenza, con iscrizioni a partire da novembre. Si tratta di un corso organizzato dal Laboratorio EntiaLab, che il Dipartimento di Lettere e filosofia ha istituito con Centrica, un’azienda di informatica fiorentina.  Il corso mira alla formazione di una nuova professione, quella di architetto della conoscenza, finalizzata alla chiarificazione e alla integrazione delle conoscenze, e intende formare  giovani che vogliono inserirsi nel mondo produttivo e imprenditoriale con competenze anche e soprattutto d’ordine filosofico.
Si parla molto, proprio in questo periodo, di investire sull’innovazione. Fare innovazione significa  fabbricare nuove idee e mostrarne concretamente la tenuta. Esattamente quello che il corso di Architettura della conoscenza intende fare, che si sono tenute il 3 e il 4 giugno presso il Dipartimento di Lettere e filosofia dell’Università di Firenze, hanno proposto innanzi tutto il problema , di ordine sia filosofico  che scientifico, della relazione fra essere umano e natura, quindi  fra essere umano e ambiente, o essere umano e animale.  E’ stato inoltre considerato il problema teorico del rapporto fra mente (o meglio, coscienza) e cervello, e quindi fra scienze umane e neuroscienze e, infine,  sondata la possibilità  di ridurre la nozione cruciale di corpo vivo a qualcosa di oggettivabile, meccanico, artificiale.
Una delle grandi sfide della filosofia contemporanea  sta proprio nel proporre una teoria della corporeità  che ne comprenda l’integrità e irriducibilità. La materia vivente e cosciente contiene infatti in sé un ineludibile riferimento allo sguardo in prima persona (basti pensare al dolore, ma anche al vedere colori o udire suoni) che mal si adatta allo sguardo oggettivo, o in terza persona . Da qui il titolo, intorno al quale ruota non un solo problema, ma una costellazione di problemi.
un rapporto che deve essere ricucito. Occorre superare l’idea che problemi specifici, tecnici, difficili se vogliamo, non  possano uscire dalle aule universitarie  per toccare la vita delle persone. La vita delle persone, nella sua concretezza e durezza, ha infatti bisogno di essere rischiarata dal pensiero per poter essere descritta, valutata, e trasformata”. 

I temi e i problemi “scottanti”,  che necessitano di uno “sguardo filosofico” capace di affrontarli, sono molti anche oggi. Il filosofo non è quindi una figura marginale, destinata a elaborare mere teorie disancorate dalla realtà, bensì è un intellettuale che  -forse mai come in questi tempi di crisi- ha il “dovere” e le capacità per dar vita a nuovi punti di vista sulla società, sulla cultura, sulla soggettività e su tutti i quei temi impellenti, che necessitano di una messa a fuoco da una prospettiva altra, affinchè “lo stato di cose presenti” possa incamminarsi verso una trasformazione.

                                                                                                                   

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