“Studio illegale” è un film costruito a misura di Fabio Volo, che non racconta niente di nuovo ma che fotografa, con più classe, stereotipi già cari ai cinepanettoni. Qui l’ambientazione è patinata, il racconto, tratto da un romanzo di successo di Federico Baccomo e firmato dal regista Umberto Carteni si fa apprezzare per la ricerca di qualcosa che vada oltre il mondo spesso vuoto dei professionisti e dell’alta finanza ma si ferma alla mera superficie. I caratteri dei personaggi restano tutti appena accennati, come se il film fosse la premessa alla narrazione vera e propria. La vicenda di Andrea Campi, avvocato con la mania dell’Inter e del sushi, è quella di un avvocato in carriera che, preso dall’amore, cercherà di andare oltre ogni ragionevole dubbio. Del resto, come recita la locandina, in amore vince chi inganna. Fabio Volo nell’interpretarlo è bravo ma rimane come tutti in superficie, preso quasi da se stesso e dalla consapevolezza di avere un pubblico affezionato pronto a perdonare qualsiasi errore. Due i punti di forza di “Studio illegale”. La presenza di grandi interpreti e caratteristi: Ennio Fantastichini, Marina Rocco ( vista e apprezzata in “Tutti pazzi per amore”), Erika Blanc, Isa Barzizza, Pino Micol, Nicola Nocella. La colonna sonora, bella e raffinata. Il film insomma si lascia vedere lasciando quel pizzico di amaro in bocca per un cinema italiano che davvero non decolla, malgrado gli sforzi e che resta ai margini delle grandi competizioni internazionali.