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La recensione: "Anna Karenina" un film patinato con una grande colonna sonora

All'interno i titoli in sala e le pagine dedicate agli Oscar

a cura della Redazione
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L’idea è quella di inserire l’intera vicenda molto umana di Anna Karenina in un teatro che diventa ora stazione, ora salone delle feste, ora ippodromo. L’occhio del regista Joe Wright è esterno, quasi distaccato e propone un inizio frenetico, con una porta che si chiude e un’altra che si apre capace di disorientare leggermente lo spettatore. La storia poi prende forma e l’abitudine al gioco visivo ha il sopravvento. Una tecnica che se da un lato regala all’intero film grande teatralità dall’altra soffoca i sentimenti fortissimi che animano il romanzo, uno dei più belli e intensi dell’Ottocento, relegandoli quasi in secondo piano. E così finisce che l’amore ideale di Levin, quello giovanile di Kitty, quello peccaminoso di Anna e Aleksej Wronsky, la chiusura mentale della snob aristocrazia russa infarcita di francesismi rimangono contenuti dalle quinte teatrali, evitando contaminazioni con chi guarda a discapito della partecipazione emotiva. Eppure Tolstoj con “Anna Karenina” ha scritto uno dei romanzi più sconvolgenti dell’Ottocento sia per i temi trattati ( amore adulterino, peccato, colpa) sia per la critica feroce alla società russa e per gli accenni alla riforma dell’agricoltura già in corso nella Russia zarista pre-rivoluzionaria. Nel film tutto ciò purtroppo rimane in superficie, come in superficie rimane la protagonista Keira Knightley, bella e raffinata ma troppo patinata, incapace di rendere il tormento interiore di Anna. Tra gli interpreti spicca invece per sapiente bravura Jude Law, il suo Karenin così serioso quasi ascetico è una delle più belle prove fornite dall’attore. Quanto al conte Wronsky forse si poteva davvero trovare qualcuno più espressivo e in grado di rendere meglio l’alternanza di comportamento tra amante appassionato e ufficiale dell’esercito “tomber de femmes”. Meritatissime invece le candidature agli Oscar, sia quelle per fotografia, scenografia e costumi  (splendidi) sia quella per la colonna sonora, unica nomination italiana. Dario Marianelli, che ha già lavorato con Joe Wright, ha dato il contributo maggiore al film, è forse solo il commento musicale ad emozionare. 

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