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La recensione: "Oblivion" un "Bignami" dei film di genere, apprezzabile per le atmosfere e la fotografia

All'interno tutti i titoli in sala e il commento su "L'ipnotista" e il programma de "Gli Invisibili" mercoledì 17 aprile all'Eden

a cura della Redazione
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Ormai è come stare in un videogioco. La fantascienza ha perso le emozioni di una volta trasformandosi in un fumettone tecnologico dove ben poco spazio è lasciato all’immaginazione, alle sfumature, alla poesia ( vi ricordate Blade Runner? Siamo lontani anni luce). “Oblivion” sembra quasi un “Bignami” di altri film o serie di genere: “Blade Runner”, “Armageddon”, “Il Signore degli Anelli”, la serie tv “I sopravvissuti” dai quali copia e ai quali si ispira a mani basse e senza vergogna. La sceneggiatura, seppure abbia un senso, è molle e regge ben poco all’impatto delle due ore di durata del film. A tratti noioso, “Oblivion” si fa però apprezzare per la bella fotografia, certe atmosfere patinate ( la scena nella piscina sospesa nel vuoto è molto elegante), per la raffinatezza delle due protagoniste e l’incisività di Melissa Leo “Sally” brava pur apparendo soltanto in poche sequenze trasmesse da un monitor. La storia, scritta dal regista Kosinski per una graphic novel mai realizzata, ha un elenco infinito come dicevamo di riferimenti ed ha caratteristiche più audiovisive che non narrative proponendo in sostanza un “dejavu” dove niente è brutto ma neppure bello. Per finire due parole su Tom Cruise, il tempo passa ma lui ci tiene sempre molto a fare bella figura ( leggasi la scena della doccia). Ebbene, gli anni al momento non paiono aver infierito anche se del Maverick di “Top gun” resta solo l’espressione, mai particolarmente intensa. 

 

Giudizio *

* si può anche non vedere ** vedibile *** buono **** da non perdere

 

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