L’ultimo singolo del Teatro degli Orrori, scritto in collaborazione con Caparezza, dal titolo Cuore d’Oceano, estratto dall’album “Il Mondo Nuovo” è legato a doppio filo alla nostra città. Il primo motivo, più evidente, è che uno dei due registi del videoclip, Roberto d’Ippolito, è aretino purosangue. Il secondo, è che ad apparire nel videoclip ci sono tre attori. Che poi attori non sono.
Almamy, Papa e Salif, tre rifugiati accolti ad Arezzo, ospiti del progetto di Arci, non avrebbero mai pensato di apparire in una pellicola. Men che meno avrebbero pensato di essere i protagonisti dell’ultimo clip di due fra gli artisti italiani più importanti, Pierpaolo Capovilla e Caparezza. Non lo avrebbero mai pensato perché loro tre, fino a un anno fa, dovevano occuparsi del proseguimento della loro vita, non di qualche velleità artistica.
Ti confido un segreto / a vent’anni ero nudo sul ponte / le onde di fronte a una spinta di dietro / dalla nave mi urlavano muoviti. Sono arrivati in Italia nel luglio scorso, fuggendo dalla Libia. Tre storie, purtroppo, come tante altre, come quella che racconta la canzone del video. Obbligati a fuggire sotto la pressione dei militari governativi libici che li hanno prelevati dalla strada e portati al porto, dopo averli trattenuti alcuni giorni con detenzione arbitraria e violenze. In Libia vivevano e lavoravano da anni. Uno di loro era nato in quella terra. Senza volerlo hanno affrontato un viaggio in mare di ben tre giorni, circondati dall’oceano e dalla speranza di farcela.
E quel video, la clip di “Cuore d’Oceano”, racconta proprio di quel viaggio in mare. Giunti a Lampedusa sono stati in seguito trasferiti a Manduruia in uno di quei campi di accoglienza provvisori, circondati dal filo spinato. Poco dopo, sono arrivati ad Arezzo, nell'agosto 2011 e da allora sono inseriti nel nostro progetto, dove viene offerta ospitalità e tutti i servizi necessari ai rifugiati, dalle cure mediche, al vero sostentamento, fino all’insegnamento della lingua e alla formazione professionale.
La loro vita è cambiata tanto in quest’ultimo anno: non per ultimo, sono riusciti ad ottenere i documenti necessari per trovare lavoro, cosa che stanno facendo con grande fatica. Tutti e tre in questi ultimi mesi sono riusciti a “arrangiarsi”, come si dice, impiegandosi nell’agricolutra stagionale. Insomma, stanno tornando a vivere, piano piano. Il loro viaggio in quel “Cuore d’Oceano” è ancora lungo, ma sempre circondato di speranza. Ho il cuore di un oceano / e placo la mia tempesta / coi piedi e con la testa / nel ventre della marea.
Il link al video “Cuore d’Oceano”:

