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Dacia Maraini conquista Arezzo

Sold out al Giardino delle IDEE

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Ne “l'Amore rubato” edito da Rizzoli, attraverso una raccolta di otto racconti di storie vere, Dacia Maraini affronta in maniera complessa il problema dello stupro e di ogni violenza fisica, ma soprattutto il modello culturale che opprime le donne e imprigiona anche gli uomini.

Già, anche gli uomini, poiché, invece di essere alleati delle donne, come ha ribadito l'autrice al Giardino delle IDEE sabato 15 dicembre in occasione dell'incontro organizzato nella cornice della Sala delle Muse del Museo Nazionale d'Arte Medioevale e Moderna di Arezzo, “sono vittime di stereotipi che condizionano il loro comportamento”.

Come la pubblicità, che da sempre associa ai prodotti più cari la seduzione, magari perpetuata attraverso qualche avvenente modella che cade ai piedi dell'uomo col profumo più raro o l'auto più potente.

“Perché si parte sempre dal presupposto che i soldi ce li abbiano gli uomini” ha esordito la Maraini tra gli applausi di un pubblico da tutto esaurito.

“Una seduzione stereotipata e falsa” ha continuato “ma così diffusa da essere assunta a modello anche dalle donne, ingannate dalla presunta libertà di vendersi introdotta dalla cultura del mercato, che invece le chiude in altri stereotipi”.

Ma ogni alleanza presuppone una parità tra i contraenti del patto.

“Molto più spesso, invece” ha continuato la scrittrice “da una distorta idea della possessività dell'amore, si arriva all'assoggettamento della donna, al suo annullamento”.

“E quando un uomo, magari uno sconfitto di questa società così spietata e impietosa anche nei confronti degli uomini, tenta la sua rivalsa nei confronti di una donna, si arriva a quella bestialità che è lo stupro” ha ribadito.

Anzi, dire bestialità non è corretto secondo la Maraini, perché lo stupro non esiste in natura, ma è una creazione della civiltà umana, che nulla ha a che vedere con il sesso e che viola il luogo sacro della nascita.

E mentre l'Onu lancia l'allarme della mancata denuncia delle violenze, vuoi per vergogna, per paura, per la non autosufficienza o per amore, le case per le donne maltrattate stanno chiudendo.

“Si può supporre che l’emancipazione femminile crei disagi e paure in alcuni uomini più deboli e attaccati al proprio ruolo” ha affermato la Maraini “quando colei che considerano la “propria donna” decide liberamente di andarsene, si fanno prendere dal panico e preferiscono distruggere la famiglia e magari poi uccidersi, piuttosto che accettare questa sconfitta”.

“L’amore rubato” si rivela come un prezioso vademecum per una società che ha smarrito la strada: una società in cui, secondo l’Istat, viene uccisa una donna ogni due giorni.

Oltre alle donne uccise, la Maraini ha ricordato l’esistenza di un sommerso preoccupante: le donne che subiscono in silenzio soprusi quotidiani e non denunciano.

“Il 96% delle donne non denunciano la violenza” ha ricordato la scrittrice “occorre dar voce questi silenzi”.

Molte sono state le domande poste dalle giornaliste Barbara Bianconi e Nadia Frulli.

Che cosa spinga l’uomo a diventare un assassino, perché le donne accettino tutto questo, perché di fronte alle violenze più inaudite tuttora tacciono, subiscono, perdonano, prestandosi a divenire complici di relazioni malate.

“Temi complessi che si prestano a diverse interpretazioni” ha risposto Dacia Maraini “di natura psicologica, sociologica, politica. Tentandone qualche risposta emerge che a congiurare contro la donna è ancora il sussistere di una cultura atavica, di impronta maschilista che trova il suo fondamento nella dialettica servo-padrone ed affida il mantenimento di questo status all’esercizio della forza. La rivalsa è tanto maggiore oggi perché si avverte nell’altro sesso il farsi strada di istanze di emancipazione che possono mettere in crisi questo primato. Da qui il ritorno dell’uomo al ruolo di cacciatore, predatore sessuale”.

Tanti applausi, una lunga standing ovation al termine a conferma che la scrittrice italiana più letta nel mondo è davvero molto amata anche nella nostra città.

Un pubblico eterogeneo, di tutte le età, arrivato al Museo già nel primo pomeriggio.

Silenzioso, attento.

Come era prevedibile tutte le copie del libro sono andate vendute in pochi minuti e Dacia Maraini, con la consueta gentilezza, si è intrattenuta per oltre un'ora a firmare autografi e a conversare con il pubblico.

Poi l'inaspettato regalo.

“Avrei dovuto ripartire per Roma” ha ricordato la Maraini ai presenti “ma gli amici del Giardino delle IDEE mi hanno invitata per una cena natalizia. Come avrei potuto dire di no?”.

E così, non prima di aver fatto visita alla tela vasariana posta al primo piano del Museo, tutti alla Buca di San Francesco per degustare i famosi bringoli alle mollicole di pane e la pappa al pomodoro.

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