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Un futuro sostenibile, è possibile? Maurizio Pallante ad Arezzo parla della Decrescita Felice INTERVISTA

E' stato ospite del M5S allo Spazio Seme

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In molti paesi industrializzati, lo sviluppo del PIL non collima più con l’aumento del benessere della popolazione. Degrado ambientale, esaurimento delle fonti fossili, disgregazione sociale, corsa agli armamenti, aumento della violenza, malattie di ogni tipo, erosione delle risorse naturali e sociali, sono fattori che determinano il caro prezzo che chiede di essere pagato per l’orientamento unilaterale dell’economia e della politica della crescita.

“Occorre una nuova tecnologia. Deve diventare tecnologicamente più remunerativo rendere disoccupati i kilowattora, piuttosto che le persone. E questo, aiuterebbe anche l’occupazione. Oggi tutto il capitale viene investito per cercare di razionalizzare e ridurre il lavoro umano, sarebbe invece molto meglio cercare di razionalizzare e ridurre i kWh e lasciare il lavoro alle persone.”
Ernst U. Won Weizsacker dir. Wuppertal Institut – estratto dal documentario vincitore del Premio ENEA ‘99 ‘Un futuro sostenibile’, realizzato da Beppe Grillo per la TSI Televisione della Svizzera Italiana, basato sullo studio del Wuppertal Institut, sul tema della riforma ecologica dell’economia e del modo di vivere.

Cosa si intende, per sviluppo sostenibile? Lo sviluppo che dovrebbe soddisfare le necessità di chi oggi vive sul pianeta, senza mettere a rischio il futuro delle generazioni che verranno.
Per questo, si fa sempre più sentire la necessità di un modello di vita che impieghi molte meno risorse, nel rispetto dell’ambiente.
Il Movimento Cinque Stelle di Arezzo ha promosso un’iniziativa presso lo Spazio Seme in via del Pantano, venerdì 14 giugno, ospitando il maggiore esperto nazionale sul tema della Decrescita Felice, Maurizio Pallante. Una folla di persone ha partecipato attivamente alla presentazione del libro e alla discussione, all’interno di una stanza gremita di gente di tutte le età.

Maurizio Pallante è un saggista italiano, fondatore nel 2007 del Movimento per la Decrescita Felice.
“Una rivoluzione dolce finalizzata a sviluppare le innovazioni tecnologiche che diminuiscono il consumo di energia e risorse, l’inquinamento e le quantità di rifiuti per unità di prodotto; a instaurare rapporti umani che privilegino la collaborazione sulla competizione; a definire un sistema di valori in cui le relazioni affettive prevalgono sul possesso di cose; a promuovere una politica che valorizzi i beni comuni e la partecipazione delle persone alla gestione della cosa pubblica.” (decrescitafelice.it)

Risparmio energetico, autoproduzione, investimenti nel recupero e messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, nell’ambito di un’agricoltura il più possibile a chilometro zero. Un radicale cambiamento degli stili di vita individuali, al fine di recuperare i valori della tradizione ed il concetto di ‘tempo libero’, creando, da subito, nuovi posti di lavoro e benessere sociale. La ‘filosofia’ della Decrescita propone di favorire i rapporti interpersonali, le relazioni tra gli esseri viventi in rapporto diretto con l’ecosistema.


Perché l’attuale concetto di crescita, basato su criteri economici e finanziari, è in realtà un grande inganno?
“Perché promette un miglioramento del benessere, invece si basa su un aumento del possesso di cose. Questo richiede un consumo sempre maggiore di risorse naturali ed un sempre maggiore inquinamento ambientale.”

Perché il PIL non può più essere più considerata ’la chiave di volta’ dell’attività produttiva?
“Perché misura soltanto la quantità delle merci che vengono scambiate per mezzo del denaro, senza dirci niente sulla loro utilità o sui danni che creano. Dobbiamo trovare dei criteri di valutazione qualitativa del fare umano.”

Cos’è lo ‘sviluppo sostenibile’?
“E’ un ossimoro, un qualcosa che non esiste: è un tentativo di conciliare capre e cavoli, utilizzando tecnologie meno impattanti sull’ambiente per rilanciare la crescita, così quello che si guadagna da una parte, si perde dall’altra.”

Lei cosa ne pensa del debito pubblico, ha anche scritto un libro a questo proposito…
“È l’altra faccia della medaglia della crescita. La crescita comporta un aumento dell’offerta di beni superiore alla domanda, e quindi il debito pubblico, come quello privato, serve a tenere alta la domanda. Bisognerebbe lavorare per aumentare la produzione di merci che non hanno bisogno di intervento di denaro pubblico.”

Come è possibile ridurre la quantità dei rifiuti che produciamo?
“Prima di tutto con dei comportamenti più razionali, la quantità di imballaggi che si possono ridurre è altissima. Poi, con dei sistemi organizzativi che ci consentano di fare una raccolta differenziata accurata di rifiuti, per poterli riciclare, e riutilizzare le materie prime che contengono, riducendo al minimo la quantità di prodotti che vengono portati allo smaltimento.”

FOTO FRANCESCA DE SIMONE

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