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Capitolo X

Finalmente Under Arezzo

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“Beh, ragazzi... Cosa ne dite?”, chiede Mauro a tutto il gruppetto. “A me sembra un gran troiaio qua sotto, ma ormai che siamo in ballo, balliamo...”, risponde critica Carolina. “C’è un umido clamoroso, cazzo”, dice Roberta. “Eh beh, che ti aspettavi, Zara? – commenta Giacomo – Sai com’è... ci passa un fiume da non so quanti secoli qua sotto, direi che è normale che ci sia un po’ di ‘umido’, no?”. “La cosa che mi esalta di più è il silenzio che c’è qua sotto – dice invece Alessandro – Se uno fa un passo fuori dall’imboccatura del tunnel si sentono le macchine che passano qua sopra e tutti i rumori della città, ma basta mettere la testa qua dentro per sentire il silenzio assoluto”. “C’è nessunooo quaaa?”, urla Mauro per gioco. La sua voce echeggia poderosamente nel tunnel. “Che cazzo urli, Meu? – lo rimprovera Carolina – Se qualcuno ci sente e ci beccano qua sotto ci denunciano”. “Sei proprio una paranoica, Mina – risponde borioso Mauro – Non hai sentito quello che ha appena detto il ‘tu Dedo? Chi vuoi che ci senta? Una nutria forse...”. “Puoi evitare di nominare certe bestiacce che potrebbero esserci qua sotto per favore – lo sgrida Roberta – Se io vedo una nutria qua sotto, schizzo di capo. Lo sai che mi fanno schifo questi animalacci”. “Hai ragione amore, scusa – risponde Mauro – Ma se anche, per qualche fortuito caso, ci fossero delle nutrie qua sotto, magari è il caso di vederle per evitare se non altro di inciamparci. Accendiamo ‘ste cazzo di torce allora, no?”. Tutti insieme accendono le rispettive torce illuminando i primi metri del tunnel. Sassi e detriti un po’ dappertutto. E pozze sparse qua e là con acqua sporca e ristagnante. Il tutto detro un tunnel rettangolare in cemento armato. “Meno male che siamo venuti con gli stivali da pescatore, ragazzi – commenta Roberta – Per attraversare questa ‘palude sotterranea’ vi immaginate sennò come ci riducevamo?”. “Eh sì, Zara – annuisce Alessandro – Direi che gli stivali sono stati più che provvidenziali. Grande Meu che ci hai pensato. Questo casco in testa, invece, secondo me non serve proprio a un cazzo e mi fa sudare come un porco. Io me lo cavo”. E si slaccia il casco, se lo sfila e lo prende in mano. “Beh, fai come ti pare Dedo – risponde Mauro – Chi se lo vuol cavare lo tolga, io lo tengo addosso. Poi se vi cade un calcinaccio nel capo non rompete i coglioni però”. Anche Giacomo si toglie il casco, mentre Roberta e Carolina preferiscono seguire il consiglio di Mauro e lo tengono ben allacciato. “Beh, partiamo a sto punto, no?”, dice Mauro. “Aspetta un attimo – risponde Giacomo – Fumiamoci una bella paina tutti insieme prima”, e tira fuori il portatabacco dalla tasca. Sfila una cartina prende un filtro e lo mette tra le labbra. Poi prende un po’ di tabacco e comincia a rollare. Mauro fa altrettanto. “Mina, me la sponsorizzi una?”, chiede Alessandro. “Tieni Dedo, però hai un po’ rotto i coglioni – gli risponde – E’ sempre la solita storia... Tu le comprassi una volta almeno. Mica dico sempre... Chiedo soltanto che tu te le compri anche una sola volta”. “Seee Seee, hai ragione”, risponde lui con sufficienza. Tutti e cinque si accendono, uno dopo l’altro, la rispettiva sigaretta e cominciano a fumare. “Hei ragazzi, me la date una anche a me?”, si sente una voce con accento straniero provenire  appena fuori dal tunnel.

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